Guardiamo con interesse al Lodigiano e al Cremasco

di Fabrizio Santantonio*

Caro Direttore, interrogarsi sul futuro della Provincia e rilanciare il dibattito sulle forme, le competenze ed anche le dimensioni territoriali che l’ente assumerà è un’esigenza oggi più che mai attuale e che deve porsi come primo obiettivo quello di capire come preservare e sviluppare il più grande e importante valore dell’autonomia amministrativa del territorio, rappresentato dai servizi che proprio grazie alla presenza dell’istituzione provinciale si sono insediati nel Lodigiano in questi 25 anni.

A quasi un anno dalla bocciatura popolare della riforma che avrebbe cancellato le Province dalla Costituzione, la politica e la società non possono più rimandare una riflessione e decisioni concrete sul ruolo e l’assetto di enti che sono e resteranno nel nostro ordinamento istituzionale e devono definitivamente uscire da una transizione durata troppo a lungo. In questa riflessione, ritengo che l’elemento delle dimensioni della Provincia e della possibile estensione dei suoi confini sia tutt’altro che marginale, nella misura in cui l’ampliamento della base territoriale e demografica sia utile a dare all’ente stabilità, equilibrio e maggiore capacità di organizzare e gestire i servizi di interesse pubblico.

Rientra in questo quadro l’ipotesi di una unione di Lodigiano e Cremasco, a cui ho sempre guardato con interesse, anche quando, nei mesi che hanno preceduto il referendum dello scorso 4 dicembre, la proposta che sembrava prevalere era invece quella dell’ingresso del Lodigiano nella Città Metropolitana.

Una proposta motivata certamente dalla considerazione che con la scomparsa delle Province la Città Metropolitana sarebbe rimasto l’unico ente di area vasta previsto dalla Costituzione a cui il territorio avrebbe potuto aggregarsi, ma anche sostenuta da forti spinte regionali, dentro il progetto di ridisegno della Lombardia in 8 “cantoni” avanzato dal presidente Maroni, che sostenne questa tesi anche in un incontro a Lodi l’8 aprile 2016.

Il modello delineato dalla Regione era infati lo stesso della riorganizzazione sanitaria, che nella trasformazione delle Asl in Ats aveva già visto il Lodigiano passare all’area metropolitana, mentre per quanto riguarda la gestione dell’edilizia popolare Lodi era stata abbinata a Pavia. Su Milano è in seguito caduta anche la scelta delle categorie economiche, quando si è trattato di cercare una nuova collocazione del Lodigiano nel sistema delle Camere di Commercio, riformato da una legge nazionale che ne ha quasi dimezzato il numero.

Durante tutti questi passaggi, in molti abbiamo mantenuto la convinzione dell’utilità e dell’efficacia di una collaborazione con Crema, che personalmente ho testimoniato anche in occasione di una assemblea svoltasi presso il polo universitario di Crema all’inizio dell’estate 2016, come unico sindaco lodigiano intervenuto, in un contesto di diffuso favore da parte dei sindaci cremaschi, che in 41 su 47 si erano già ufficialmente espressi in modo positivo.

Qualche mese più tardi, nell’imminenza del referendum del 4 dicembre, fu poi l’assemblea dei sindaci del Lodigiano a stabilire all’unanimità che il percorso di avvicinamento alla Città Metropolitana dovesse ragionevolmente fermarsi, in attesa che lo scenario istituzionale si chiarisse e che anche l’atteggiamento di Milano nei confronti del nostro territorio, apparentemente distaccato, si definisse meglio. Riportare il tema del futuro della Provincia e quello della possibile collaborazione con Crema sul tavolo del confronto è quindi coerente a questo percorso, con la certezza che nella prossima legislatura si imporrà inevitabilmente nell’agenda politica del Paese: e a quel punto, per il Lodigiano sarà indispensabile saper presentare una proposta autonoma ed il più possibile condivisa.

segretario provinciale del Pd del Lodigiano

Riconosciamo a Fabrizio Santantonio il fatto di aver sempre considerata l’ipotesi di una collaborazione tra il Lodigiano e il Cremasco come una ricchezza e un’ipotesi da valutare in modo positivo e serio, contrariamente a chi l’ha ignorata o dileggiata. Pubblichiamo la lettera di Santantonio in prima pagina, nell’auspicio che possa riaprire il dibattito sul futuro del territorio.
Ferruccio Pallavera

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