Gli adulti ora non disperdano il patrimonio della Gmg

Il commento di Sabrina Penteriani, direttrice di Santalessandro.org

Impegnata “sul campo” a Lisbona, Sabrina Penteriani, giornalista, direttrice di Santalessandro.org, settimanale della diocesi di Bergamo, ci regala una riflessione illuminata sulla Giornata mondiale della gioventù. La ringraziamo di cuore. (LR)

“Niente è gratis” ha detto Papa Francesco al milione e mezzo di giovani radunati sul Campo da Graça per la veglia della Gmg di Lisbona: non è il modello di una vita comoda quello che gli ha proposto, piuttosto un cammino fatto di impegno. La Gmg non è una vacanza ma un pellegrinaggio, in cui ogni piccola cosa dev’essere condivisa: lo spazio dove dormire durante la veglia, il cibo, l’acqua. È una situazione in cui non si può stare senza allenarsi alla pazienza e all’attesa, anche solo per fare una doccia e per spostarsi da un punto all’altro della città.

La visione dell’amicizia sociale di cui si è parlato durante gli incontri di preparazione all’evento, “non è fatta per nutrire l’io ma il noi”, come sottolinea il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, per rafforzare il senso di appartenenza e di comunità, antidoti al distanziamento e la solitudine vissuti negli anni della pandemia.

Il Papa parlando ai giovani (sempre “a braccio) non evoca l’immagine di un mondo perfetto in cui non si cade mai, ma di una società in cui “l’unico momento in cui è lecito guardare una persona dall’alto verso il basso è per aiutarla a rialzarsi”. Sprona a perseguire obiettivi ambiziosi, a brillare ma senza mettersi sotto i riflettori, ad ascoltare, a non avere paura. “C’è bisogno di voi - dice - che volete cambiare il mondo e lottate per la giustizia e la pace”.

Si rivolge insomma a una generazione capace di “alzarsi e andare in fretta” come Maria nel versetto del Vangelo che ha fatto da filo conduttore a questo grande incontro internazionale (Lc 1,39). E il significato di “fretta” non è quello comune di superficialità, ansia, frenesia, diventa invece “solerzia”, senso di responsabilità, l’impulso ad agire in modo tempestivo.

A Lisbona abbiamo visto giovani seri, impegnati, preparati, desiderosi di esprimere la propria opinione sulle questioni che mettono in crisi il futuro di tutti, dalla guerra ai cambiamenti climatici. Giovani capaci di sacrificio, di esporsi in prima persona, di mostrarsi solidali gli uni con gli altri. Nell’udienza generale di ieri, dedicata proprio alla Gmg, Papa Francesco l’ha definita “un laboratorio di pace”: “Questo incontro di giovani ha mostrato a tutti - ha detto - che è possibile un altro mondo: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi”.

È un grande segno di speranza prima di tutto per la Chiesa, che a contatto con i giovani, come lo stesso Papa, “ringiovanisce”, e per la società, che in questo momento ai giovani sembra offrire soprattutto precarietà e disorientamento.

Se il messaggio di una manifestazione come questa, come ha detto il Papa “è chiaro” ora la palla passa di nuovo agli adulti: quello che abbiamo visto alla Gmg è un patrimonio che vale la pena di valorizzare e che sarebbe un peccato disperdere. Sono indicazioni da portare “nella valle della vita quotidiana” come ha detto il Papa, con una maggiore consapevolezza: tocca agli adulti prima di tutto ascoltare questi giovani, permettergli di spiccare il volo, fare in modo che siano davvero “la speranza di un mondo diverso”, aiutarli a inseguire i loro sogni, a individuare la loro vocazione puntando in alto, proiettando l’immagine di un mondo più giusto e fraterno.

Non è banale, infine, lasciarsi contagiare dal clima di gioia che la Gmg ha trasmesso, e che secondo il Papa deve diventare “missionaria”, per illuminare un mondo troppo spesso segnato dal pessimismo, dall’inerzia, da un clima di “rassegnazione”. In fondo tutti, anche gli adulti, in questo tempo segnato dalle ferite della pandemia, della guerra, delle inquietudini contemporanee, sentono il desiderio di “scintille di luce” e di coraggio per rimettersi in moto, e hanno bisogno di fidarsi del Papa quando dice: “Non abbiate paura”.

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