Elezioni: nel Sudmilano l’avanzata di Fratelli d’Italia, San Donato invece vota Pd come Milano

Il commento di Marco Ostoni

La prima riflessione post elezioni regionali riguarda l’affluenza, ben sotto il 50 per cento dei votanti anche fra Redefossi e Lambro. I perché del calo sono tanti: dallo scarso appeal delle Regionali alla stanchezza dell’elettorato chiamato alle urne appena cinque mesi prima; dal debole appeal dei candidati e dalla carenza di nomi locali forti alla percezione diffusa di un esito scontato; dal generale disinteresse per la politica dei più giovani (fra i quali si è registrata la percentuale più bassa di votanti) alla scarsa informazione dell’appuntamento elettorale.

Occorre tuttavia non limitarsi a registrare il problema (che è di tutte le democrazie occidentali, seppur in dimensioni differenti), ma tentare di affrontarlo con proposte concrete. La prima non può che essere quella delle modalità di voto: che nel 2023 non si sia ancora predisposto un sistema di voto elettronico e per corrispondenza (fatto salvo per gli italiani all’estero) è inaccettabile. Quanto vogliamo ancora aspettare per aggiornarlo? E possiamo davvero permetterci di chiudere ancora le scuole per ospitare seggi lasciati poi deserti?

Il secondo punto riguarda la frequenza degli appuntamenti con le urne; forse è giunto il momento di accorpare il più possibile le votazioni, ripartendo da una sorta di anno zero che rimetta in pari, allineandole, le diverse elezioni. Bisogna infine ripartire dalla scuola, facendo seriamente educazione civica e portando i giovanissimi a cogliere il tema dell’importanza del voto come diritto/dovere.

Una riflessione, infine, sull’esito del voto nel Sudmilano. Ancora una volta, come avviene ormai da alcuni anni, il territorio fra Milano e Lodi non si discosta dalle dinamiche elettorali “mediane” della Regione nel suo insieme, con lo spostamento a destra, avviatosi da un quindicennio, che si conferma anche a questa tornata a dispetto del passato di “fortino rosso” con cui per oltre mezzo secolo dopo il conflitto mondiale questa zona è stata indicata.

Attilio Fontana ha vinto nettamente in 12 dei 13 comuni di zona a dispetto dell’immagine offuscata della giunta uscente (inciampata non poco nella gestione dell’emergenza pandemica, ma molto criticata anche per le politiche sanitarie e in materia di trasporti); l’ha fatto sfruttando il traino nazionale di Fratelli d’Italia e arginando così il calo di Lega e Forza Italia. Dall’altra parte la figura di Pierfrancesco Majorino non ha “bucato” e a portare acqua al suo mulino è rimasto in sostanza solo il Pd, con gli alleati ambientalisti e di sinistra (M5S compreso) inchiodati a percentuali sotto il 5/6%. Il Terzo polo, infine, non ha sfondato, restando quasi ovunque sotto il 10% e mettendo a nudo la debolezza dell’”operazione Moratti”.

Ancora una volta a smarcarsi dal coro generale è stata la sola San Donato, città dove Majorino ha vinto (45% contro il 28% di Fontana) e dove il Pd ha preso 7 punti percentuali più di FdI. La cittadella dell’Eni, ormai, vota con le dinamiche della grande città, comportandosi come hanno fatto Milano e altri capoluoghi regionali (Bergamo e Brescia, ad esempio, pur all’interno di territori fortemente spostati a destra). Sul perché proveremo a rifletterci, la prossima volta.

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