Donazioni, lasciti e volontariato... le “buone notizie” del Sudmilano e il ruolo dei Comuni

Il commento di Marco Ostoni

Due lasciti testamentari all’associazione Cuore Fratello per garantire nuovi alloggi alle famiglie dei piccoli operati di cuore al Policlinico di San Donato, una bella manifestazione podistica a Paullo a sostegno delle attività per i disabili, i nuovi mezzi forniti in dotazione al gruppo intercomunale di Protezione civile di Tribiano-Paullo, il successo delle Giornate Fai di primavera a Melegnano e Rocca Brivio. Sono alcune “buone notizie” che questa settimana hanno trovato spazio sul nostro quotidiano in mezzo a tanti (troppi) fattacci di cronaca e altre news di taglio politico-amministrativo e che dimostrano la voglia di dare una mano e di vivere il proprio territorio da parte degli abitanti del Sudmilano, un’area con un’identità poco definita – schiacciata com’è fra il “quieto” Lodigiano e la frenetica metropoli milanese - ma non per questo senz’anima, anzi.

Il tessuto del volontariato locale, in particolare, è da sempre fiorente tra Redefossi e Lambro, sia nei piccoli, sia nei grandi centri, e le fatiche dell’epidemia prima e della crisi economica poi non l’hanno fiaccato pur mettendolo duramente alla prova. Soprattutto le realtà attive nel settore sociosanitario e in quello della cultura e dell’ambiente dimostrano una vitalità importante, anche se l’età media degli affiliati va crescendo e il ricambio non è facile da garantire, secondo una logica che segue d’appresso quella della curva demografica e quella della propensione (e del tempo da dedicare) all’impegno per il bene comune nelle diverse fasce d’età.

E proprio per questo è opportuno che le amministrazioni locali si attivino sempre di più a dar manforte alle realtà del Terzo settore, con uno sforzo che non si limiti al pur prezioso - e spesso insufficiente - intervento di sostegno economico.

Occorre un’azione più efficace sul fronte del coordinamento e della progettazione, che sopperisca alle inevitabili difficoltà delle realtà associative nello svolgimento dei vari servizi e/o iniziative.

Questo è vero tanto a livello di singolo comune, quanto e soprattutto su scala intercomunale; unire le forze, in taluni ambiti (penso soprattutto al sociosanitario, ma anche sport, cultura e ambiente potrebbero trarne giovamento) è decisivo, sia per evitare dispersione di energie, sia per migliorare in efficacia rispetto alle attività da mettere in campo. Città metropolitana, per le sue mastodontiche dimensioni, non riesce, a oggi, a svolgere in modo efficace questo compito, bisogna “scendere” di scala e sarebbe bello che a livello di zona gli assessorati competenti promuovessero sforzi comuni, sforzandosi di aiutare le realtà più qualificate dei diversi ambiti a cooperare in una logica di sussidiarietà reciproca. I cittadini non potrebbero che trarne vantaggi, al pari delle associazioni stesse. Per farlo occorre abbandonare logiche “di campanile” e pensare (per poi agire) su vasta scala. È il momento di farsi avanti.

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