Costruiamo rotonde e ciclabili ma i bambini restano senza scuole

Il commento di Pierluigi Cappelletti

Succede che si parli di più di un’orsa che ha ucciso un runner che non di migliaia di bambini senza scuola e senza insegnanti: una vergogna tutta italiana.

Ma forse da sabato scorso qualcosa cambierà, almeno a livello di comunicazione e informazione. E questo grazie anche al quotidiano «Il Cittadino», il cui direttore ha vergato un fondo davvero chiaro, portando in prima pagina il “problema bambini – scuola” di alcuni Comuni lodigiani. San Martino in Strada, 3.681 abitanti (2017), ha la colpa di avere troppi bambini di tre anni, l’età in cui le famiglie iscrivono i figli alla scuola dell’ infanzia. Non che manchino gli spazi, come pure è successo pochi anni fa in molti piccoli Comuni lodigiani, ma perché mancano i docenti! Meleti, 447 abitanti, e Caselle Landi, 1.556 abitanti (2017), hanno il problema di gestire insieme il trasporto alunni.

Sempre sabato scorso il TG Regionale delle 19.30 ha dato notizia che a Milano 4.000 bimbi non trovano posto negli asili.

In quale società dobbiamo vivere se vengono a mancare i presupposti sociali, i servizi fondamentali come l’istruzione e la cura dei più piccoli? Ivan Illich teorizzava una società senza scuole, perché non formavano cittadini pensanti orientati al creare e all’inventare, ma solo studenti votati al conformismo e all’obbedienza alle istituzioni. Don Lorenzo Milani, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, ha speso la sua vita per dare un’istruzione agli ultimi, per dare a tutti loro la parola sinonimo di libertà, al contrario di una scuola che risultava di parte perché bocciava i “malati” e curava i “sani”.

Sono convinto che è necessario ripartire proprio dal suo insegnamento: se vogliamo che i nostri figli e nipoti crescano autonomi e possano un domani portare frutti positivi alla società, chi ha scelto di governare il nostro Paese e la nostra Regione, chi sta in Provincia e nelle Amministrazioni Comunali deve mettere piedi e mani negli asili pubblici e nelle scuole primarie, sostenere sì la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ma prima ancora deve occuparsi della materia prima: gli insegnanti, insieme ai servizi aggiuntivi necessari per far funzionare le classi, cioè i trasporti. Così come è urgente che vengano rivisti i criteri numerici sia dei docenti che nella composizione delle classi. Nella Bassa il trend delle nascite e dello spopolamento è molto negativo, ma laddove esiste una scuola la politica deve fare tutto e di più per mantenerla.

Ritengo secondario assegnare risorse per rotatorie e ciclabili realizzate a volte anche dove non servono più di tanto, mentre si lasciano le famiglie nei pasticci perché viene negato il servizio dell’asilo per mancanza di docenti, e i piccoli Comuni in ambasce per far quadrare i conti del trasporto scolastico.

In entrambi i casi a pagare pegno sono i più deboli: i bambini, trattati come un problema da risolvere invece che come una risorsa su cui investire e per i quali amministrare.

Più risorse per l’istruzione, più maestre e più docenti di sostegno: questa è la strada da seguire, la strada che don Milani ha tracciato e che purtroppo dopo sessant’anni attende ancora di essere sistemata a dovere.

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