ALTRI SGUARDI - L’Africa rischia di finire in una guerra fratricida

Il commento del giornalista lodigiano Daniele Bellocchio

L’Africa sta per essere travolta da un conflitto su larga scala che rischia di destabilizzare tutto il continente. Negli ultimi giorni la situazione nella Repubblica Democratica del Congo è precipitata portando a un livello di tensione politica e militare che non si registrava da decenni. L’esercito ribelle degli M23, un gruppo formato principalmente da guerriglieri tutsi e supportato dal Ruanda, dopo 10 anni di inattività ha ripreso la via dei monti e in breve tempo ha conquistato villaggi di frontiera e centri nevralgici della regione mineraria del Nord Kivu. Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha dichiarato che i ribelli sono equipaggiati come un esercito regolare e che quindi i caschi blu sono in difficoltà nel contrapporsi alla loro offensiva e l’esecutivo di Tshisekedi ha dichiarato la mobilitazione totale in Congo invitando i giovani a prepararsi a combattere per la patria.

Sembra che il tempo della diplomazia, nella Repubblica Democratica del Congo, sia finito e a riprova di ciò sono arrivate le parole del portavoce dell’esercito della Repubblica Democratica del Congo, il maggiore generale Sylvain Ekenge, che ha dichiarato: «La nazione è in pericolo e ha bisogno dei suoi degni figli e figlie che la servano sotto la bandiera, per difendere l’integrità del territorio. Le forze armate della Repubblica Democratica del Congo stanno già reclutando un gran numero di giovani. Mentre parlo, ce ne sono più di 2000, solo a Goma».

Al momento, le ostilità hanno provocato lo sfollamento di circa 183.000 persone nel solo Nord Kivu, hanno destabilizzato le relazioni nell’Africa centrale, l’Uganda e il Burundi hanno già dispiegato le proprie truppe nel territorio congolese, il Kenya è pronto a mandare un contingente di forze speciali e il Ruanda sta inviando sempre più uomini alla frontiera.

La crisi umanitaria si teme possa aggravarsi di ora in ora, il rischio di una guerra intercontinentale, come quella consumatasi tra il 1998 e il 2003, appare sempre più concreto e il Congo, in un momento di crisi energetica globale, rischia quindi di divenire, ancora una volta, il teatro di massacri e orrori compiuti sulla pelle dei civili e in nome della tavola di Mendeleev.

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