TERRANOVA L’allarme di Ortoverde: «Con il divieto di buste mini la nostra attività è a rischio»

Arnaldo Amiti, direttore e socio dell’azienda specializzata nella produzione di insalata confezionata, spera che la misura rimanga sulla carta

«Una misura assurda, speriamo che resti sulla carta. Se dovesse diventare legge non ci sarebbe più la possibilità di svolgere l’attività». È così che Arnaldo Amiti, direttore e socio dell’azienda Ortoverde di Terranova dei Passerini, commenta lo stop alle insalate in busta previsto dalla Commissione europea nella proposta di revisione della direttiva sugli imballaggi. Il nuovo regolamento - che tanto sta facendo discutere produttori, consumatori e associazioni di agricoltori - prevede il divieto di commercio delle confezioni monouso di insalate e frutta (quelle al di sotto del chilo e mezzo, di gran lunga le più richieste dal mercato), ritenute «superflue» in una prospettiva di politica green. «Che senso ha - si domanda Amiti - obbligare le famiglie ad acquistare solo confezioni di almeno un chilo e mezzo? Se le confezioni sono mini è perché parliamo di prodotti freschi con scadenza ravvicinata. Imporre le grandi confezioni significa causare disagi ai consumatori perché si troveranno alle prese con problemi di conservazione del prodotto. La scadenza dell’insalata in busta è di una sola settimana, sempre che venga mantenuta la catena del freddo, e le famiglie di oggi sono composte da poche persone. E poi le confezioni delle insalate sono tutte riciclabili. Perché allora vietarle?».

L’azienda di Terranova è attiva dal 2001, conta una cinquantina di collaboratori fra personale interno e operatori di una coop, coltiva e confeziona insalate di varia qualità e lavora per marchi importanti della grande distribuzione: Esselunga Carrefour e Gs. «Una piccola parte di prodotto - spiega Amiti - viene coltivata direttamente nelle nostre serre, l’altra l’acquistiamo sul mercato. Complessivamente lavoriamo circa 4.000 tonnellate di prodotto l’anno tra lattughino, spinacino, valeriana, scarola, pan di zucchero, riccia e lattuga. Siamo un’azienda in continua crescita, quest’anno contiamo di superare i dieci milioni di fatturato». Le confezioni di Ortoverde sono tutte mini. «Ci dicessero quali potrebbero essere le alternative. E invece mi sembra che non dicano niente. Più ci penso e più mi dico che questa norma del nuovo regolamento dell’Ue è un’idea strampalata. Mi domando se sotto non ci sia qualche altro interesse. Aspettiamo di capire come si evolverà la questione, ma speriamo che alla fine non se ne faccia niente».

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