Sciopero dei taxi, anche Lodi ha partecipato alla protesta nazionale: «Ma qui il problema sono gli abusivi»

I dieci autisti del capoluogo hanno comunque garantito i servizi essenziali

Anche i tassisti lodigiani hanno aderito, negli ultimi due giorni, allo sciopero indetto a livello nazionale da una quindicina di sigle che rappresentano la categoria.

Un’iniziativa dettata dalla volontà di opporsi all’articolo 10 del Ddl Concorrenza che, secondo i tassisti, «incide sul settore del trasporto pubblico non di linea ­andando a favorire, in maniera nemmeno troppo velata, le piattaforme di intermediazione a scapito di chi lavora da professionista del settore». I tassisti, infatti, si pongono come imprenditori privati, come partite Iva, ma sottolineano anche la propria funzione integrativa e complementare rispetto al trasporto pubblico locale, come spiegano gli stessi tassisti lodigiani. «Basti pensare a questi due giorni di sciopero - racconta Enrico Castiglioni, responsabile di Categoria per l’Unione Artigiani -. Siamo fermi, ma continuiamo a lavorare per garantire certi servizi, che secondo noi, non possono essere interrotti. Il nostro lavoro, infatti, è molto diverso da quello delle grandi città: se a Milano i taxi lavorano con le imprese, e a Roma con i turisti e i ministeri, qui a Lodi noi lavoriamo spesso con clienti anziani, persone con difficoltà motorie o persone che devono recarsi all’ospedale. Questo ci ha portato ad essere comunque presenti per le categorie più fragili, nonostante lo sciopero e lo stop del servizio Radio Taxi».

A Lodi, al momento il servizio può contare su dieci mezzi, che stanno solitamente collocati tra piazza Vittoria e la stazione: si tratta, come ammettono gli stessi operatori del settore, quasi di un’”isola felice” rispetto alle metropoli: «Qui difficilmente attecchiscono servizi come quelli di Uber, o il car sharing, può essere qualcosa di positivo, ma fino a un certo punto. Queste imprese, infatti, fanno i conti sul mercato in cui vogliono inserirsi: a Lodi, appunto, si tratta di piccoli servizi, non ci sono locali notturni, non ci sono grandi imprese, non c’è quindi un grande mercato per i vari Uber».

I tassisti hanno aderito, quindi, per solidarietà con i colleghi, ben consapevoli che a Lodi, piuttosto, il problema è rappresentato dagli abusivi: «Si erano un po’ fermati con la pandemia, ma se l’economia riprende, torneranno presto anche loro».

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