Rincari delle materie prime, appalti pubblici a rischio stop anche nel Lodigiano

Primi segnali preoccupanti a livello locale: le poche gare sono andate deserte

Materie prime alle stelle, a rischio le opere pubbliche e gli asfalti. I prezzi delle gare d’appalto sono inadeguati, a volte basati su valutazione vecchie di mesi. E le imprese sono al bivio: lavorare in perdita o lasciare l’appalto. Lo spettro della grande fuga delle imprese dalle opere pubbliche rischia di mettere ko i piani di rilancio del territorio e dell’intero Paese. Secondo le stime di Assimpredil Ance, l’acciaio tondo per cemento nel primo bimestre 2022 ha avuto un incremento di prezzo di +40 per cento, lo stesso aumento registrato dal bitume. Entrambi arrivavano da un 2021 che aveva segnato consistenti aumenti, rispettivamente +54 per cento e +35 per cento rispetto al 2020. Ciò significa che lavori in corso, appaltati sulla base di progetti del 2020, oggi alle imprese costano quasi il doppio, mentre i nuovi appalti, basati su prezzi 2021, partono ad handicap.

«Regione Lombardia ha adeguato il suo prezziario delle opere pubbliche a inizio anno, ed è già ampiamente superato – dice Nicola Sverzellati, referente Assimpredil Ance della provincia di Lodi -. Sulle ristrutturazioni gli impatti sono più limitati, si lavora senza remuneratività ma senza perdite importanti, mentre chi esegue infrastrutture rischia di andare in perdita, e non di poco. In questo scenario, la fuga dagli appalti pubblici è molto probabile, e i primi segnali ci sono già, con gare che vanno deserte. Noi chiediamo con forza che i progetti Pnrr e quelli del piano Marshall regionale siano rivisti con l’adeguamento ai prezzi correnti».

Nel Lodigiano poche gare sono andate deserte finora, qualcuno corre ai ripari: il progetto di ponte ciclopedonale sull’autostrada a Pieve Fissiraga è stato rivisto prima della pubblicazione del bando con una previsione di spesa di 200mila euro in più, portando il valore dell’opera oltre il milione. «L’adeguamento dei progetti ai costi effettivi è l’unica strada percorribile – spiega Sabrina Baronio, della giunta nazionale dei costruttori di Confartigianato -. Gli asfalti sono prezzati dalle pubbliche amministrazioni a 4 euro al metro, contro un costo di 8,50 euro, e alcuni comuni stanno portando in gara addirittura vecchi progetti del 2019, che magari hanno trovato copertura economica oggi con finanziamento da bandi regionali. Il nuovo prezziario regionale è stato fatto su paniere 2020. Con la velocità dell’incremento dei prezzi delle materie prime, sono tutti ampiamente superati: le ditte rinunciano alla cauzione e perdono il 2 per cento del valore, piuttosto che imbarcarsi in un lavoro in cui devono rimetterci il 30 o il 40 per cento». Il rischio ancora peggiore, per il settore pubblico, è che in questo panorama si facciano avanti gli squali, aziende che non hanno nessun legame con il territorio, incassano il primo stato d’avanzamento lavori, poi lasciano il cantiere o lo mandano avanti a rilento. Con un doppio danno, per le imprese del territorio e per gli enti pubblici.

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