Petizione contro il cibo sintetico, nel Lodigiano sono già tremila le firme raccolte

Coldiretti chiede una legge che ne vieti la produzione

Duecentomila in tutta Italia e già tremila a Lodi. Le firme contro il cibo sintetico, richieste ai cittadini dalla Coldiretti per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, aumentano di giorno in giorno.

Delle tremila adesioni lodigiane, una buona quota è arrivata dal pubblico della Fiera di Codogno e dai partecipanti al convegno sul latte organizzato poche settimane fa dalla Coldiretti a Lodi, nella sede della Bcc Centropadana. Un’altra quota la si deve ai frequentatori dei mercatini di Campagna Amica, a Lodi ogni venerdì mattina in piazza Omegna e a Casalpusterlengo ogni sabato mattina in via Modigliani. «L’iniziativa sta avendo grande successo – riferisce in una nota la Coldiretti Lombardia – e conferma la forte opposizione degli italiani ai cibi artificiali, evidenziata anche dal Censis: l’84% dei cittadini del nostro Paese si dichiara contrario all’idea di cibi prodotti in laboratorio da sostituire a quelli coltivati in agricoltura».  A livello nazionale, insieme al premier Giorgia Meloni e al ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, hanno firmato sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori. Nel Lodigiano tra i firmatari ci sono i sindaci di Casalpusterlengo, Maleo e Codogno (l’amministrazione di quest’ultimo comune è stata tra le prime ad approvare una delibera di giunta a sostegno della petizione), i consiglieri regionali Patrizia Baffi e Selene Pravettoni, gli assessori regionali Guido Guidesi e Pietro Foroni. «Gli investimenti nel campo del cibo sintetico – avverte la Coldiretti - stanno crescendo molto, sostenuti da diversi protagonisti del settore hi tech e della nuova finanza mondiale. L’esempio più lampante è quello della carne artificiale, il cui giro d’affari nel solo 2021 è stato di 1,4 miliardi di dollari. Si parla di un prodotto sintetico e ingegnerizzato che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali. Occorre fermare questa pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA