Operazioni finanziare sospette nel Lodigiano: 270 segnalazioni alla Banca d’Italia nel 2022

Il dato relativo al territorio è tra i più bassi in Italia

Sono state 270 le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette trasmesse nel 2022 dal territorio lodigiano all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Il dato è contenuto nel report settimanale pubblicato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, in rete da sabato scorso e intitolato “Riciclaggio: nel 2022 record storico di segnalazioni”.

L’analisi ci dice che lo scorso anno le segnalazioni in tutta Italia sono state 155.426 (+11,4% rispetto al 2021), che un’operazione sospetta su quattro è stata considerata “ad alto rischio”, che il 99,8% del flusso totale è riconducibile all’ipotesi di riciclaggio e che nel 90% circa dei casi le comunicazioni sono giunte alla Uif dalle banche, dalle Poste e dagli intermediari finanziari.

Il dato di Lodi e provincia, per quanto consistente, è tra i più bassi in Italia, anche in rapporto all’incidenza del numero di segnalazioni ogni 100.000 abitanti, pari a 118,8. Nella classifica nazionale (stilata dai ricercatori proprio sulla base del numero di segnalazioni rapportato alla popolazione residente) alle spalle del Lodigiano figurano solo cinque territori: quelli di Sondrio (207 segnalazioni, 115,8 ogni 100.000 abitanti), Nuoro (217 segnalazioni, 108,3), Oristano (157 segnalazioni, 103,5), Rieti (154 segnalazioni, 101,9) e del Sud Sardegna (195 segnalazioni, 57,8). Guardando la classifica dall’alto, i primi cinque posti sono occupati dalle province di Milano (15.203 segnalazioni, 472,9 ogni 100.000 abitanti), Roma (17.068 segnalazioni, 404,8), Prato (1.002 segnalazioni, 388,2), Napoli (11.561 segnalazioni, 386,9) e Crotone (608 segnalazioni, 371,7). Quanto alle regioni, quelle che nel 2022 hanno fatto pervenire alla Uif il più alto numero di segnalazioni sono state il Lazio (19.255, pari a 336,9 ogni 100mia abitanti), la Campania (18.305 - 325,5) e la Lombardia (27.651 - 278,1).

«Negli ultimi dieci anni - commenta la Cgia - le segnalazioni alla Uif sono aumentate di oltre il 130%. Questa esplosione delle comunicazioni ci indica che i gruppi criminali sentono sempre più la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E a seguito della crisi pandemica, le mafie hanno modificato il modo di approcciarsi al mondo delle imprese. Sono meno propense a usare metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, per contro privilegiano un approccio più “commerciale”, attraverso il finanziamento e/o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria».

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