Nuovo sciopero alla sede dell’Icr a Lodi: «L’azienda cominci a ragionare»

Astensione dal lavoro con presidio: diverse le richieste sul tavolo

Ancora uno sciopero ieri all’azienda cosmetica Icr di Lodi, e per ora nessuno spiraglio nella ripresa della trattativa. I lavoratori e la Rsu composta da Ugl Chimici e Uiltec Uil hanno proclamato lo sciopero, il secondo dopo quello del 31 marzo, a sostegno delle richieste avanzate in fase di trattativa per il rinnovo del contratto integrativo. Anche ieri l’adesione dei lavoratori, secondo il sindacato, è stata molto buona, con i soli lavoratori somministrati rimasti alle linee. L’astensione dal lavoro si è articolata in 4 ore, in diversi periodi per i diversi turni, in modo di fatto da rallentare la produzione per 8 ore consecutive. Diverse le richieste sul tavolo, a partire da un miglioramento delle condizioni di conciliazione vita-lavoro (la maggioranza dei dipendenti è composta da lavoratrici) e dal riconoscimento di alcune spettanze e maggiorazioni sugli straordinari.

Di fronte alla rigidità dell’azienda nelle proposte, a marzo l’assemblea dei lavoratori si era espressa per la protesta con il blocco degli straordinari e con lo sciopero. «L’azienda ha comunicato a mezzo stampa la sua disponibilità a trattare a fronte di richieste ragionevoli, noi abbiamo rilanciato con la disponibilità a congelare la protesta se la trattativa fosse ripresa, ma in cambio non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata per tornare al tavolo – afferma Fabrizio Rigoldi, Ugl Chimici Lombardia -. Se l’idea dell’azienda era quella di misurare la determinazione dei lavoratori, credo che con questo secondo sciopero si sia avuta una risposta netta. Noi auspichiamo che l’azienda finalmente cominci a ragionare sul merito della protesta, cioè sul fatto che in produzione i lavoratori avanzano delle richieste sensate, dalle migliori condizioni qualitative alle maggiorazioni sul lavoro notturno e sugli straordinari del sabato». Oltre alle questioni legate ai miglioramenti economici, l’altro tema molto sentito tra le lavoratrici al presidio è quello della conciliazione vita lavoro, con il turno notturno indigesto a molti. «Nessuno vuole imporre all’azienda un’organizzazione del lavoro diversa, ma noi segnaliamo un forte disagio per il lavoro in turno notturno, che non è produttivo nelle condizioni in cui viene svolto, con macchinari spesso spenti - dicono alcune lavoratrici –. Se dobbiamo sopportare il sacrificio, che sia riconosciuto adeguatamente».

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