Nella “giungla” dei tributi comunali Lodi è tra le più care per le imprese

Assolombarda scopre differenze anche di tredici volte sulla tassa per i rifiuti, il capoluogo continua a essere il posto più caro per aprire imprese e uffici

La parola federalismo piacerà pure a tanti imprenditori lombardi ma quando si fanno i conti alla fine dell’anno e si scopre che nella pur ristretta area delle province di Lodi, Milano, Pavia, Monza e Brianza la tassa rifiuti di uffici e capannoni dei comuni più esosi arriva a essere tredici volte tanto rispetto a quella delle località i cui municipi praticano tariffe più basse, almeno per le imprese, qualche domanda bisognerà pure cominciare a porsela, in termini di equità fiscale. E non solo perché, come sottolinea Alessandro Scarabelli, direttore generale di Assolombarda, «la fiscalità locale è una delle leve competitive grazie alle quali i nostri territori possono continuare a essere attrattivi e facilitare la “messa a terra” delle risorse del Pnrr» ma anche perché queste situazioni generano distorsioni della concorrenza, come se già non bastasse lo tsunami della cosiddetta globalizzazione.

Da nove anni a questa parte - il report è relativo al 2020 - Assolombarda monitora i principali tributi comunali delle tre province del “triangolo d’oro” e da questa edizione 2021 del Rapporto fiscalità locale raccoglie anche i dati della provincia di Pavia, per un totale di 283 tra città e paesi. E, oltre a scoprire che dal 2019 al 2020, al netto di agevolazioni a spot legate alla pandemia, nelle quattro province la somma di Imu, Tari e Tasi è aumentata mediamente dello 0,2%, si scopre che per chi ha aperto una nuova impresa (e quindi paga pure gli oneri di urbanizzazione (in un capannone) al quarto posto tra i più cari nella graduatoria dei 283 comuni considerati c’è Cerro al Lambro, mentre per chi ha aperto un nuovo ufficio (quindi oneri compresi) ci sono Peschiera Borromeo al terzo posto e Tribiano al quinto. Milano è saldamente in testa alla classifica della tassazione comunale complessiva più cara per tutte le categorie, comprese le attività già aperte. Mentre tra i Comuni meno cari ai primi cinque posti si trovano solo località della provincia di Pavia con due eccezioni lodigiane: Abbadia Cerreto dove si pagano meno tasse sulle nuove ditte nei capannoni e Castelgerundo che è al quinto posto per convenienza nell’aprire nuovi uffici.

In nove anni mediamente la pressione fiscale comunale sugli uffici nei 283 comuni considerati è aumentata dell’8,6% e per i capannoni dell’8,4%. Sempre a livello di media della macro area dal 2012 al 2020 la tassa rifiuti è diminuita dello 0,1% per gli uffici e del 17,3% per i capannoni industriali (con buona pace di chi fa logistica), eppure ci sono stati una ventina di comuni che hanno invece praticato aumenti di oltre il 10% e altrettanti che hanno diminuito la Tari di oltre il 10%.

Generalmente i comuni più grandi e più vicini ai capoluoghi hanno le pressioni fiscali più elevate. Alta pressione fiscale comunale anche per Lodi, che è in decima posizione su 283 mentre la più grande e industriosa Monza è di poco più cara, in settima posizione.

Nel Lodigiano, il capoluogo è il posto più tartassato dove costruire e aprire un ufficio ed è terzo per la conduzione di un capannone (più cara è Massalengo) e secondo per un ufficio (dopo Sant’Angelo), mentre Ossago è il posto più caro per costruire e condurre un capannone.

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