Lodigiano, cinque linee di sviluppo

L’appuntamento con Top 300 Lodi, ormai una tradizione per il mondo economico lodigiano, rappresenta un’occasione per ragionare sulle linee di sviluppo del nostro territorio. Ne individuo cinque: non sono certamente le uniche, ma ritengo meritino un qualche tipo di ragionamento.

La prima. La Regione Lombardia nelle scorse settimane ha presentato le Zis, le Zone di innovazione e sviluppo. L’idea di fondo è semplice: chiede ai territori di progettare iniziative, possibilmente in rete, in grado di portare innovazione nel tessuto economico e si impegna, successivamente, ad accompagnare questo sviluppo, anche sul fronte economico. Non sappiamo ancora quali dotazioni in termini di risorse potrebbero essere destinate al Lodigiano e al tempo stesso alcuni tra i principali player industriali presenti sul territorio, in forza della loro dimensione e del loro radicamento a livello internazionale, hanno la capacità e le possibilità di fare da soli. Ma un territorio cresce anche se fa rete e dunque quella delle Zis potrebbe essere una proposta allettante per agevolare le aziende un poco meno strutturate. Un filone interessante potrebbe essere quello dell’agroindustria, ma nel momento in cui scriviamo appare ancora una suggestione a cui far seguire contenuti.

La seconda. Nel panorama industriale lodigiano, uno dei comparti che ha registrato una maggior crescita nell’ultimo decennio è quello della farmaceutica e della cosmesi: si sono insediate nuove aziende e altre, già presenti, hanno rafforzato il loro posizionamento sui mercati interno e internazionale. In particolare la cosmetica, e quella branca della farmaceutica che attiene alla “bellezza e cura della persona”, mostrano dinamicità e interessanti possibilità di creare forti sinergie con il comparto beauty dei vicini territori Cremasco e Basso Bergamasco. Si tratta di un percorso che ancora non è stato esplorato seriamente ma potrebbe essere imboccato proficuamente: non si creerà un distretto, ma una robusta filiera è già oggi facilmente individuabile.

La terza. L’Università di Veterinaria di Lodi è ormai realtà consolidata e sebbene possa (e debba) crescere ancora sul fronte dei numeri inizia a diventare parte integrante del sistema lodigiano. Inizia, si diceva, perché ancora il percorso deve essere compiuto a pieno, non solo e non tanto nell’immaginario collettivo quanto nella possibilità che l’ateneo e il tessuto economico locale possano trarre reciproco beneficio. Portare la Statale di Milano a Lodi non era scontato e per quanto oggi la sfida si può dire vinta non dobbiamo dimenticare gli ostacoli che si sono presentati sul percorso in passato. Facciamone tesoro e lavoriamo tutti insieme - come sistema lodigiano - per rafforzare l’ecosistema universitario e, perché no, le relazioni con quella parte di economia locale che per sua natura può avere interesse a un dialogo con Veterinaria.

La quarta. I trend demografici in atto ci dicono alcune cose interessanti. Ad esempio che le città del Nord Italia, anche quelle di medio piccole dimensioni, sono destinate a crescere nei prossimi anni, offrendo servizi e sottraendo residenti ai territori periferici. Piaccia o no, il futuro appare delineato. Non è forse un caso che i due principali poli produttivi che si vanno consolidando nel Lodigiano sono quello di Lodi e quello di Codogno. Limitarci a dire che esistono e che stanno in piedi grazie alla presenza delle aziende, dunque al netto degli sforzi e dei limiti degli enti pubblici, mi pare riduttivo. È per questo che occorre impegnarsi maggiormente, pubblico e privato, affinché questi due poli assumano sempre più forza e capacità attrattiva: le basi già ci sono, sopra di esse possiamo costruire due comparti industriali ancora più moderni e competitivi. Ma non possiamo affidare questo compito solo ai principali protagonisti, cioè le aziende, dobbiamo chiamare in causa anche il pubblico, da cui aspettarsi una scelta di campo, cioè investimenti per dare un “respiro europeo” a queste zone industriali. Come? Già un piano di manutenzioni massiccio, nel caso di Lodi, sarebbe un passo fondamentale.

La quinta. Per rendere un territorio economicamente competitivo occorre investire sulle nuove tecnologie. È importante che l’Accordo quadro di sviluppo territoriale promosso da Regione Lombardia e firmato con le istituzioni lodigiane (prima provincia in Lombardia) si ponga il tema di una adeguata copertura Internet in tutto il Lodigiano. Il “digital divide” uccide le aziende perché ne limita la capacità competitiva. Non siamo in grado, come Paese, di garantire alle industrie energia a prezzi accettabili, quantomeno in linea ai loro competitor europei, proviamo almeno a fare in modo che la connessione Internet sia ovunque a un livello decente per poter lavorare.

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