Le fusioni tra le Bcc della Lombardia e la “frenata” di Azzi

Credito cooperativo La posizione della Federazione per tutelare la territorialità

«Non ne vedo la necessità, mentre invece vedo qualche pericolo». Se a pronunciare queste parole è il presidente della Federazione lombarda Alessandro Azzi - pochi giorni fa in una nota stampa - c’è da star certi che il processo di fusione tra due “big” del credito cooperativo lombardo - Bcc Treviglio e Bcc Carate Brianza - qualche mal di pancia lo sta creando e di riflesso interessa anche il Lodigiano.

La nascita dei gruppi cooperativi - Iccrea e Cassa centrale banca - avrebbe dovuto dare impulso almeno nei piani iniziali a un robusto percorso aggregativo che - secondo i desiderata o i timori di molti, dipende da che parte la si guarda - avrebbe dovuto irrobustire il sistema facendo sparire le banche troppo piccole.

Non è andata proprio così, qualche fusione c’è stata ma non si è vista una vera e propria rincorsa. Ora si è aperto però il cantiere di una grande fusione, quella appunto tra Bcc Treviglio e Bcc Carate: dal punto di vista dei numeri societari Treviglio è più grande, ma esce da anni perigliosi a cui sono corrisposti grandi sacrifici per fare pulizia nei conti.

Non manca chi, riflettendo sulle parole di Azzi, prova a dare una lettura politico-finanziaria: se continuiamo a costruire mega banche di credito cooperativo, rischiamo di essere paragonati alle moderne banche popolari e a quel punto anche il governo (interessato in questi giorni dalla querelle Tajani -Larussa proprio sulla tassazione degli extraprofitti bancari) potrebbe aver buon gioco ad aumentare la tassazione perché di cooperativo resterebbe ben poco. Tutte riflessioni, queste, che si agitano nel mondo delle ex casse rurali lombarde, che pure, numeri alla mano, mostrano segnali di salute, grazie anche a una stagione - a suo modo irripetibile - di tassi alle stelle.

E il Lodigiano? Con la casacca Iccrea, l’unico istituto è Bcc Centropadana, che in settimana ha annunciato una semestrale brillante, con un utile lordo di 15 milioni di euro. La banca del presidente Angelo Boni può essere oggetto di interesse (l’enorme Bcc Milano è a due passi) ma può anche essere attore dinamico in un processo aggregativo, magari guardando alla provincia di Cremona. Fantapolitica? Può essere, ma si parte sempre da lì per arrivare ai risultati concreti.

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