IMPRESE Crescono le partite Iva, ma nel Lodigiano continuano a calare i lavoratori autonomi “classici”

Secondo i dati della Cgia di Mestre, sono in esplosione le nuove professioni: web designer, social media manager, formatori e consulenti vari

Il grande baratro è stato segnato, facile dirlo, dalla pandemia: il Covid ha messo in difficoltà tutti e ha costretto alla chiusura tantissime partite Iva, ma a livello italiano, il numero degli autonomi è tornato a crescere dal 2021, e l’anno scorso il popolo delle partite Iva ha raggiunto i 5 milioni e 45mila (un dato ben lontano dai 6,2 milioni di vent’anni fa), secondo lo studio elaborato dalla Cgia di Mestre a partire dai dati Istat. Tuttavia, l’analisi evidenzia alcune tendenze che trovano conferma anche nel Lodigiano.

La direzione nazionale è quella di un aumento sì degli autonomi, ma la forte espansione riguarda le partite Iva senza albo od ordine professionale. Si tratta, ad esempio, di web designer, social media manager, formatori, consulenti agli investimenti, pubblicitari, consulenti aziendali, consulenti informatici, utility manager, amministratori di condominio e così via. Restano invece in difficoltà tante professioni autonome classiche: pensiamo ad artigiani, piccoli commercianti e agricoltori (che rappresentano, a livello italiano, quasi il 75 per cento del totale dei lavoratori indipendenti).

«Il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo - dichiara il segretario della Cgia, Renato Mason -. Nelle città e nei paesi di periferia è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente. Va evitato tutto ciò, perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vita di tutti noi».

Quello che dice il segretario della Cgia è riscontrabile, in modo empirico, anche nei centri del Lodigiano. Vediamo allora i dati per quanto riguarda la nostra provincia.

Nel Lodigiano
In Lombardia, rispetto al 2022, i lavoratori indipendenti sono aumentati del 2,5 per cento. Tuttavia, il calo degli autonomi “classici” è, nel Lodigiano, evidente: erano 15.242 nel 2014, dieci anni fa, sono diventati 13.517 nel 2019, pre Covid, e nel 2022 erano calati a 12.756. La variazione, dal ’14 al 22’, è quindi del -16,3 per cento. Lodi si piazza così al 18esimo posto tra le province per calo di autonomi “classici” (in cima alla classifica quelli con una variazione percentuale più negativa).

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Nel dettaglio, gli artigiani erano 6.785 nel ’14, sono diventati 5.909 nel 2019, e sono scesi ancora a 5.642 (la variazione nel decennio è del -16,8 per cento, che vede Lodi al 39esimo posto tra le province italiane).

I commercianti erano 6.761 nel 2014, sono diventati 6.018 nel ’19, e sono 5.640 nel 2022. La variazione è del -16,6 per cento: 12esimo posto tra le province italiane.

Per quanto riguarda il numero degli agricoltori, nel 2014 nel Lodigiano erano 1.696, sono calati a 1.590 nel 2019, e nel 2022 erano 1.474. Il calo è del 13,1 per cento dal 2014, che pone Lodi al 30esimo posto in Italia.

Al di là dei numeri
I numeri hanno valore perché aiutano a raccontare una realtà complessa, frutto di crisi antiche, di difficoltà di adattamento a un mercato in continua evoluzione, di problemi ribaditi più volte, legati a burocrazia e accesso al credito. Le -2.486 partite Iva di lavoratori autonomi “classici” raccontano anche di famiglie in difficoltà, di persone che hanno dovuto reinventarsi, di figli che non hanno voluto raccogliere il testimone dei genitori, ma non aiutano a capire appieno la direzione che vuole intraprendere il territorio Lodigiano, schiacciato tra una storia agricola che dà offre meno occupazione, un artigianato in crisi perenne (ma sempre vivo, per fortuna, e con alcune importantissime eccellenze), e un’autostrada che sembra rappresentare l’unico elemento di attrattività, legato allo sviluppo della logistica con tutte le conseguenze del caso.

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