I venti di guerra hanno già conseguenze pesanti per l’economia lodigiana

Con le tensioni tra Russia e Ucraina volano ulteriormente i prezzi delle materie prime

Venti di guerra sull’Europa, crollano le borse e volano i prezzi delle materie prime. E per le imprese manifatturiere lodigiane si chiudono le porte di due mercati potenziali. Le tensioni Russia-Ucraina hanno già conseguenze pesanti sui mercati mondiali, ma le ricadute toccano tutti, anche nel Lodigiano. Le prime ricadute sono sul prezzo del mais destinato all’alimentazione del bestiame, con l’Ucraina secondo fornitore di mais destinato all’alimentazione del bestiame nelle stalle italiane con una quota di poco superiore al 20 per cento. L’Italia importa il 53 per cento del suo fabbisogno. Il prezzo del mais per mangime ha raggiunto il valore massimo da 7 mesi, ma anche le quotazioni dell’energia sono balzate in un solo giorno (lunedì) di +2 per cento. A sottolineare questi effetti è l’analisi di Coldiretti alla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole.

Da Russia e Ucraina arrivano molte materie prime di base per l’alimentazione, e una guerra tra le due potrebbe influenzarne pesantemente l’approvvigionamento, con conseguenti tensioni sui prezzi. Russia e Ucraina insieme valgono un terzo del commercio mondiale di grano, mentre il loro ruolo strategico nelle forniture di gas naturale è conosciuto. Oltre alle materie prime, poi, i due Paesi costituiscono due mercati di grande interesse per le esportazioni italiane in genere e anche lodigiane. «Fin dal 2006 abbiamo puntato l’Ucraina, e altri Paesi ex Sovietici, come interessanti potenziali sbocchi di mercato, abbiamo fatto due missioni commerciali a Kiev, mentre i buyer russi sono tra i più attesi alle Fiere internazionali, e l’ultima commessa di un’azienda nostra associata è stata proprio a inizio anno per San Pietroburgo – spiega Fabio Milella, direttore del consorzio di imprese Lodi Export -. Queste tensioni preoccupano enormemente per le ricadute in termini di energia e materie prime tutte le aziende, e chiudono delle porte alle nostre imprese». In questo caso non si attende la guerra per registrare le criticità.

«Già le sanzioni 2014 nei confronti della Russia hanno portato al divieto di esportazione di alcuni prodotti agro-alimentari, come il Grana che si stava affacciando su quel mercato – continua Milella -. Ora nuove sanzioni potrebbero stoppare altri produttori. Senza dare giudizi sulle motivazioni politiche, è un fatto che la scelta atlantista senza se e senza ma, preclude alcune possibilità alle nostre imprese, e soprattutto espone il sistema Italia a fortissime tensioni e criticità sul fronte energetico. La situazione è molto preoccupante per tanti motivi, e tra questi c’è il fatto che fa male alle nostre imprese».

Oltre all’impossibilità di un export diretto, il blocco del commercio tra Italia e Russia, che vale 20 miliardi di euro, avrebbe enormi ripercussioni su tante e diverse filiere produttive, con piccole e medie aziende anche Lodigiane che lavorano per altre aziende esportatrici.

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