GUERRA Emergenza metano, vicino a Lodi ci sono quindici pozzi pronti a produrre ma lasciati chiusi

La questione di fondo però è che le sole riserve produttive nazionali verrebbero esaurite dall’Italia in un anno e mezzo

Sono una quindicina i pozzi di gas metano già trivellati e “pronti alla produzione”, ma non collegati alla rete, tra Lodigiano Sudmilano, Cremonese e appena oltre il Po nel vicino Piacentino. L’elenco completo dei pozzi censiti è pubblicato direttamente dal ministero della Transizine ecologica che stima anche quanto gas naturale sia disponibile per l’estrazione. Secondo i dati aggiornati al 2019, quando era stata effettuata una rivalutazione di circa il 5% in aumento delle riserve, ai costi estrattivi di allora risultava commercialmente giustificabile una potenzialità di 45 miliardi e 775 milioni di metri cubi di riserve certe, altrettanti di riserve probabili e altri 20 miliardi di riserve “possibili”. Circa 110 miliardi di metri cubi di gas naturale, pari a un’autonomia del Paese di un anno e mezzo, se saltassero tutte le linee di importazione, dato che l’Italia ha un consumo di 70-80 miliardi di metri cubi di gas all’anno. La nazione dispone anche di 18 miliardi di metri cubi di stoccaggio. Circa il 38% del fabbisogno arriva dalla Russia, mentre la produzione italiana nel 2021 è stata di 3,5 miliardi di metri cubi, per poco più della metà proveniente dalle piattaforme in mare e per soli 9 milioni dalla Lombardia. Che ha fornito quindi un millesimo del fabbisogno nazionale di metano. La regione da cui si estrae più gas naturale in Italia è la Basilicata, con 1,19 miliardi di metri cubi anno, nel 2021.

Oltre alla quota russa, altri flussi importanti arrivano da Algeria e Azerbaijan, ma anche da Libia, Olanda, Norvegia e Qatar. La quota che viene importata dagli Usa già nel 2021 era però in aumento, libello europeo nel 2021 era pari a 34,1 miliardi di metri cubi e gli ultimi accordi ora parlano di arrivare a 50 entro il 2030. Il gas a stelle e strisce origina quasi completamente dal “fracking” delle rocce a 5-6 chilometri di profondità, ed è una pratica ostracizzata in Europa dagli ambientalisti per l’utilizzo di acqua a pressioni elevatissime, additivi chimici e il sospetto che possa liberare tensioni sismiche. C’è poi l’aspetto del trasporto del metano in forma liquida e della rigassificazione con impianti “a rischio di incidente rilevante”.

Sul territorio nazionale risultano censiti 1.298 pozzi di estrazione metanifera, fra grandi e piccoli, dei quali ben 752 sono quelli catalogati “inattivi”, ma non esauriti. Lo storico sito di Caviaga di Cavenago d'Adda conta due pozzi “in sonno” e 4 produttivi, altri 2 pozzi dormienti sono a Bordolano (Cremona), nel Milanese 3 a Gaggiano, 1 a Zibido San Giacomo, 1 a Tribiano, 1 a Pessano con Bornago, e poi ancora uno a Soresina, due a Piadena, uno a Rottofreno (Pc).

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