Energia elettrica, a luglio “ritocchi” record: Lodi si conferma nella top ten delle città più care

L’aumento registrato è stato del 63,6 per cento rispetto all’anno scorso

Lodi è nella top ten delle città italiane dove la spesa per l’energia costa di più. Lo rileva l’indagine su base annua condotta dall’Unione nazionale consumatori e riferita ai capoluoghi.

A luglio la nostra città è risultata al sesto posto nella classifica dei rincari. Rispetto allo stesso mese dello scorso anno l’aumento dei costi di luce, gas e altri combustibili è stato del 63,6%, oltre quattro punti percentuali in più della media nazionale, pari al 59,2%.

Rincari superiori a quelli di Lodi si sono registrati soltanto a Teramo (64,4%), Terni (65%), Perugia (65,9%), Trento (105,2%) e Bolzano (107,3%). Sempre al sesto posto, insieme a Lodi, c’è Varese. Seguono Milano e Catania (con rincari annui del 63,5% per entrambe). Chiude la top ten Brescia con un incremento del 63,4%. Le città meno tartassate sono invece risultate Genova (+51,1%), Reggio Calabria (+51,7%) e Benevento (+51,8%).

L’Unione nazionale consumatori ha diffuso anche, sulla base dei dati Istat, l’elenco delle 30 voci di spesa per le quali lo scorso luglio si sono registrati i maggiori rincari rispetto allo stesso mese del 2021. La graduatoria considera gli incrementi medi registrati a livello nazionale.

Al primo posto ci sono i voli europei (il cui costo medio è cresciuto del 168,4%), al secondo posto i voli intercontinentali (125,7%), al terzo posto c’è l’energia elettrica del mercato libero (109,2%), al quarto posto troviamo l’olio diverso da quello di oliva (+65,8% e primo posto tra i prodotti alimentari), al quinto posto il mercato tutelato dell’energia (57,3%). Seguono il gasolio per riscaldamento (52,5%), il gas del mercato tutelato (43,2%), il Gpl e il metano (38,6%), il burro (32,3%), il gasolio per mezzi di trasporto (30,9%). Nelle prime dieci non figura il mercato libero del gas, ma questo perché il dato tendenziale non è ancora rilevato dall’Istat.

Voli europei e intercontinentali a parte, è dunque la spesa per l’energia elettrica del mercato libero quella che ha fatto registrare i maggiori incrementi e che ora pesa di più nell’economia di molte famiglie.

«Il fatto che il rincaro del mercato libero sia quasi il doppio di quello del tutelato - osserva il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, nella nota di analisi dei dati - dimostra come non ci sia ancora abbastanza concorrenza nel settore dell’energia e come non si possa eliminare il mercato tutelato e il ruolo di acquirente unico. Per una famiglia vuol dire una stangata media pari a 690 euro su base annua per il libero contro i 362 euro del tutelato, una differenza abissale, da cui si salvano solo i fortunati che avevano sottoscritto lo scorso anno un contratto a prezzi fissi e non hanno subito variazioni contrattuali».

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