Ecco chi è il “gigante” che controlla l’energia lodigiana

Il fondo F2i Sgr, che controlla già la centrale di Bertonico, ha appena acquisito Ital Gas Storage a Cornegliano

Gas ed energia nel Lodigiano, è il gigante finanziario F2i Sgr – Fondi Italiani per le Infrastrutture a controllare Ital Gas Storage di Cornegliano, acquisizione appena avvenuta, e Sorgenia con la centrale di Bertonico-Turano, da ottobre 2020. È un gigante privato, che ha però radici pubbliche, tanto da meritarsi l’appellativo di “nuova Iri” anche per i settori in cui svolto i suoi investimenti, energia (soprattutto riguardo alla transizione ecologica), reti di distribuzione e di telecomunicazione, trasporti e logistica (aeroporti e porti), infrastrutture socio-sanitarie.

La recente cessione di Ital Gas Storage di Cornegliano ben rappresenta lo spirito con cui si muove F2i. Lo stoccaggio del gas di Cornegliano era proprietà indiretta di Morgan Stanley Infrastructure, il fondo del colosso bancario statunitense attivo nelle infrastrutture. Come ogni fondo bancario, la prospettiva d’investimento non è stata di lungo periodo: si realizza l’iniziativa, la si porta al massimo valore con la piena operatività, dopodiché la banca vuole realizzare il profitto. E così è stato, con il passaggio di testimone a F2i Sgr, che è invece un gestore di fondi infrastrutturali, con un’ottica di medio e lungo periodo, soprattutto nel ramo utility e, nel caso di F2i, in settori strategici per il Sistema Paese. Basta aver voglia di perdere un po’ di tempo per verificare il portafoglio da oltre 5 miliardi di asset detenuti (con obiettivo 10 miliardi) da F2i per farsene un’idea, e basta conoscere la sua storia.

F2i, infatti, è nato nel 2007 per impulso di Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni controllata all’83 per cento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 16 per cento da Fondazioni Bancarie. E infatti l’operazione F2i nasce da Cassa Depositi e Prestiti con il sostegno di alcune tra le più importanti Fondazioni Bancarie italiane. Oggi la composizione azionaria di F2i è per il 20 per cento di proprietà delle banche, 14 per cento istituzioni pubbliche, 25 per cento fondazioni bancarie, 26 per cento casse di previdenza, 15 per cento Fondi sovrani e Asset manager. Tra gli altri nella governance c’è ancora Cassa Depositi e Prestiti con il 14 per cento, e poi il fondo sovrano cinese Cic (China Investment Corporation, accreditato del 6,7 per cento ma dato in crescita fin oltre il 10 per cento) e la cassa di previdenza coreana Nps (National Pension Service anch’essa al 6,7 e data in aumento), oltre a Unicredit e Intesa Sanpaolo tra le banche. Tanto basta per dare un quadro del peso pubblico in F2i, anche se la modalità, nel 2021, è quella del mercato e dei (ricchi) dividendi che F2i stacca ai soci.

Anche l’estrazione dei manager che finora hanno guidato F2i tradisce l’ispirazione pubblica di F2i. Primo amministratore delegato dal 2007 al 2014 è stato Vito Gamberale (Gepi, Eni, Telecom Italia, Autostrade), a cui nel 2014 subentra Renato Ravanelli (Aem, Edison, A2A) che tuttora guida il Fondo, senza snaturarne la mission, cioè presidiare i mercati delle infrastrutture mantenendo il controllo italiano di asset strategici per il Paese. Come lo stoccaggio del gas o la produzione di energia elettrica, segmenti in cui il Lodigiano è diventato territorio di rilevanza nazionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA