Dalla tortionata al panerone: il Lodigiano regala al palato 22 tesori agroalimentari

Il censimento delle prelibatezze certificate dal ministero dell’Agricoltura

Sono ventidue i tesori dell’agroalimentare lodigiano. Lo certifica il ministero dell’Agricoltura nel censimento dei “prodotti agricoli tradizionali” presentato dalla Coldiretti i giorni scorsi al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione che si è svolto a Roma.

La quota di prodotti lodigiani censiti è significativa tenuto conto che in tutta Lombardia ne sono stati contati 270. Va però detto, precisa la Coldiretti Lombardia, «che soltanto sei prodotti nascono quasi esclusivamente nella provincia di Lodi, mentre gli altri sedici sono invece condivisi dal Lodigiano con altre province lombarde». I sei prodotti “nostrani” sono la tortionata (torta di mandorle, friabile, con burro fresco), il granone lodigiano (di latte vaccino crudo di due mungiture), il panerone (o pannerone, formaggio vaccino a pasta cruda), il mascarpone artigianale, la crescenza e l’italico (un formaggio di latte vaccino a media stagionatura, semiduro). I sedici “condivisi” sono la luganega, la mortadella di fegato al vin brulè, il prosciutto cotto, il salame di filzetta, il salame Milano, la salamina mista, i verzini, il caprino a coagulazione lattica (lenta), il caprino a coagulazione presamica (rapida), il caprino vaccino, il fontal, il burro, il riso, il torrone, il miele e la ricotta artigianale. 

In tutta Italia i prodotti agricoli tradizionali censiti dal ministero sono 5.450, nella stragrande maggioranza dei casi originari dei piccoli borghi. «Dietro ogni prodotto - annota la Coldiretti - c’è una storia, una cultura e una tradizione che è rimasta viva nel tempo e che esprime al meglio la realtà di ogni territorio. Un patrimonio che va difeso dalle spinte all’omologazione e all’appiattimento verso il basso per tutelare una delle leve strategiche, insieme al turismo e alla cultura, di un modello produttivo unico che vince puntando sull’identità, la biodiversità e il legame con i territori».

Un patrimonio da difendere, dunque. Anche rispetto al rischio che in un futuro non lontano possa essere, in tutto o in parte, sostituito dal “cibo sintetico”. L’argomento è di interesse internazionale, la battaglia degli agricoltori è in corso, in Italia sostenuta dalla petizione promossa della Coldiretti che ha già raccolto duecentomila firme.n 

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