Costi triplicati, incassi dimezzati e la pandemia: le piscine lodigiane hanno l’acqua alla gola

2Sky Line e Sky Line nuoto, gestori degli impianti di Casale e Codogno: «Situazione non più sostenibile»

Sara Gambarini

Costi delle bollette triplicati e incassi dimezzati: le piscine hanno l’acqua alla gola. La categoria, fortemente penalizzata dalla pandemia con lunghe chiusure e pesanti limitazioni ed economicamente poco sostenuta dai fondi Covid rispetto a ingenti perdite, sta vivendo una nuova fase critica: come nelle case di tutti gli italiani infatti le bollette di luce, acqua e gas sono aumentate. Ma, nel caso delle piscine, si parla di cifre da capogiro. Senza contare che queste strutture non possono tentare di contrarre i consumi: le vasche vanno per forza riempite d’acqua, gli impianti scaldati e i sistemi e le luci tenuti accesi quasi h24. A denunciare una situazione non più sostenibile per il settore sono dunque Gianluca Alessandrini e Sergio Ligabue, rispettivamente di Sky Line srl e Sky Line nuoto, gestori delle piscine di Casalpusterlengo (coperta e scoperta, più la palestra) e di Codogno (solo estiva, più la palestra). Impianti pubblici.

«Non abbiamo scioperato domenica scorsa, come giustamente fatto da altre piscine, per rispetto nei confronti del Comune di Casalpusterlengo che ci ha sostenuti, concretamente, in questi due anni di difficoltà e che sta continuando a farlo - spiega Alessandrini -: la situazione è davvero delicata per il settore al punto che l’Associazione nazionale impianti sport e fitness Anif ha scritto al ministro dello Sviluppo economico chiedendo provvedimenti per abbattere i maggiori costi o comunque provvedimenti a favore del settore». Ligabue osserva: «Le bollette di luce, gas, acqua sono triplicati, e siamo passati da bollette da 6mila euro a 18mila euro per capire le stime di cui stiamo parlando, senza contare tutti gli altri costi (personale, manutenzioni, mutuo e affitto); in base alla convenzione poi, essendo struttura pubblica, non privata, non possiamo aumentare le tariffe, noi sottostiamo solo all’adeguamento Istat - continua -, senza considerare che dal 1997, data della prima convezione, presso il nostro impianto vige ancora l’esenzione per gli over 65 (scelta rinnovata nel 2012)».

Quanto agli accessi, Ligabue e Alessandrini spiegano: «Dopo oltre un anno di chiusura e la lente ripresa eravamo arrivati a un 70% a ottobre ma fra dicembre e gennaio la situazione pandemica ha fatto ricadere gli accessi sotto il 50%».

I gestori, garantiscono, per ora resisteranno. Senza il Comune (che ha anche interesse ad aiutare l’impianto, altrimenti rischierebbe di trovarselo da gestire direttamente). non ce l’avrebbero fatta però.

Il perdurare di questa situazione potrebbe tuttavia aprire scenari ancora più critici. Dunque serve forse studiare soluzioni a livello nazionale, ma anche locale guardando alla piscina comunale come un bene territoriale della Bassa.

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