«Contro la scarsità di manodopera serve un’alleanza tra scuola e imprese»

La ricetta di Sabrina Baronio di Confartigianato dopo gli ultimi dati

Per le imprese italiane è sempre più difficile trovare manodopera. Nell’ultimo anno - da luglio 2022 a luglio 2023 - la quota di lavoratori introvabili sul totale delle assunzioni previste è aumentata del 7,6%, passando così dal 40,3% al 47,9%. Significa che un posto di lavoro su due resta scoperto. Lo rileva il rapporto della Confartigianato nazionale, divulgato sabato scorso, dedicato al problema della carenza di personale, «fenomeno diffuso in tutti i settori, da quelli tradizionali alle attività digitali e hi tech».

Il dettaglio ci dice che le maggiori difficoltà di reperimento si riscontrano per i tecnici specializzati nella carpenteria metallica (il 70,5% di personale non si trova), nelle costruzioni (69,9%) e nella conduzione di impianti e macchinari (56,6%). Ed anche che nell’ultimo anno la quota di lavoratori difficili da trovare (nel 10,8% dei casi per via dell’inadeguata preparazione dei candidati) è salita di 9,1 punti nel Mezzogiorno, di 6,9 punti al Centro, di 7,4 punti al Nord Ovest e di 6,5 punti al Nord Est.

La scarsità di manodopera è dunque un’emergenza in crescita ovunque e che ormai da tempo riguarda anche le attività artigianali del Lodigiano. «È uno dei problemi prioritari delle nostre imprese - commenta Sabrina Baronio, presidente di Confartigianato Imprese Provincia di Lodi -. Per questa ragione la nostra associazione è convinta che sia fondamentale una nuova alleanza tra il mondo della scuola e quello delle imprese. Un’urgenza che da anni vede concretamente impegnata Confartigianato in progetti, come ad esempio quello intitolato “Indovinare la vita”, finalizzati a favorire un migliore orientamento scolastico, alla diffusione dell’apprendistato duale e professionalizzante e alla piena valorizzazione degli istituti professionali e tecnici del Lodigiano troppo spesso considerati come “istruzione di ripiego” dalla comunità e non come un’opportunità».

Il rapporto evidenzia il paradosso del lavoro che c’è senza che vi siano i lavoratori necessari. Ed annota come 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni non stia studiando, non si stia formando, non sia in cerca occupazione. «L’ostacolo più difficoltoso da superare - osserva Sabrina Baronio - è e sarà quello “culturale”; dovremo necessariamente riabbracciare la cultura “del fare” per meglio comprendere che un diplomato tecnico specializzato o comunque con una base di studio “professionale” potrà avere un futuro invidiabile sia a livello di soddisfazione personale che economica. Un fronte, quello dei giovani e del lavoro, su cui però non possono sentirsi impegnate solo le imprese e le istituzioni scolastiche, ma che necessita anche dell’attenzione e della responsabilità della politica, della famiglia e della comunità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA