CAROVITA Il peso dell’inflazione su Lodi: prezzi al consumo su del 10,9%

Gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio statistica del Comune mettono in luce il livello elevato degli aumenti soprattutto su alimentari (+13,2% tendenziale) e su abitazione, acqua, elettricità, combustibili (+57,2% tendenziale)

I dati pubblicati dall’Ufficio di Statistica del Comune di Lodi non fanno altro che confermare una sensazione che ogni lodigiano ha quando va al supermercato a fare la spesa, quando estrae il bancomat per pagare un servizio, quando mette mano al portafoglio per fare benzina o per saldare una bolletta. Secondo l’indice Nic (che è quello dei prezzi per l’intera collettività, diverso dal Foi, che è per famiglie di operai e impiegati), i prezzi al consumo a Lodi sono schizzati alle stelle come nel resto d’Italia, con un aumento generale (senza tabacchi) del 10,9 per cento tendenziale (cioè la variazione tra il novembre 2022, ultimo dato locale disponibile, e lo stesso mese dell’anno precedente). L’inflazione nazionale, nel frattempo, è stata dell’11,8 per cento.

La rilevazione dei prezzi viene effettuata sistematicamente presso commercianti al minuto, artigiani, liberi professionisti, aziende, agenzie, ospedali, musei, ambulatori, centri sportivi, stadi, cinema e teatri sul territorio, e rivela che a Lodi (sempre secondo l’indice Nic), c’è stato un aumento monstre del 57,2 per cento tendenziale sul capitolo abitazione, acqua, elettricità, combustibili, e un significativo +13,2 su prodotti alimentari e bevande analcoliche. Importanti anche gli aumenti del 7,7 per cento nei trasporti e quello del 6,1 su mobili, articoli e servizi per la casa (tutti calcolati sull’anno).

Si scende poi a un +5,5% per i servizi ricettivi e di ristorazione, al +2,0 per bevande alcoliche, tabacchi, abbigliamento e calzature, al +1,3 per l’istruzione e +1,1 per ricreazione, spettacolo e cultura. Restano invariati invece il settore dei servizi sanitari e delle spese per la salute, e addirittura c’è una diminuzione del 2,1% sulle comunicazioni.

Andando ad indagare il prezzo al consumo, a Lodi, dei vari beni inseriti nel paniere Istat, ci sono alcune curiosità sicuramente interessanti.

Nel dettaglio

Innanzitutto, l’aumento di un bene primario come il pane: un chilo, secondo i dati, costa in media 3,79 euro, mentre nel novembre 2021 costava 3,12. Un aumento del 21 per cento. Restando sul cibo, un chilo di petto di pollo costa 12,22, con un aumento del 10,59%, mentre l’aumento su un pollo allo spiedo è maggiore: 12,56%. Tra salumi e insaccati, i peggiori sono i wurstel, arrivati a costare 6,52 al chilo (+11,83%), ma il vero salasso sono i pesci: per un chilo di sogliole ci vogliono in media 37,88 euro (+19,01) mentre per un chilo di orate in media 15,84 euro (+18,26). Tra i formaggi, meglio puntare sul gorgonzola, con il suo “misero” aumento del 2,45, piuttosto che su grana (+16,84) o taleggio (+12.38). E anche sulle verdure, le carote sono un affare rispetto a zucchine o patate: le prime, infatti, sono scese del 5,9 per cento (un chilo costa in media 1,46), mentre le altre sono aumentate rispettivamente del 26,5 e del 27,19 per cento. Non parliamo poi di arance e banane: +29,79 e +21,22 per cento.

Sul vestiario, bisogna fare delle precisazioni: se i negozi di alimentari e supermercati, in città, sono parecchi, e si tratta di beni che i lodigiani comprano per lo più vicino a casa, per i vestiti i dati sono falsati dal fatto che tanti comprano online o in altri centri urbani, e l’offerta di negozi a Lodi è ridotta, pertanto è facile che i risultati siano poco affidabili. Ad esempio, sulle t-shirt per bambini c’è un +115,6 per cento: una maglietta nel novembre 2021 aveva un prezzo medio di 5,64 euro (minimo 4, massimo 7,95), mentre quest’anno si sale a 12,16 euro di media (da 5,5 euro a 18,99). Tutti quelli che si confrontano con la noia di stirare una camicia, poi, dovranno fare i conti con l’aumento legato al servizio di lavatura e stiratura: servono in media 3,18 euro, con un aumento dell’11,97 per cento.

Il prezzo orario di un idraulico è aumentato più di quello di un elettricista, mentre spicca il costo dei combustibili solidi (ad esempio il pellet): in un anno sono aumentati del 154,99 per cento, schizzando a 86,85 euro per cento chili. Anche i combustibili per i veicoli riservano aumenti sul gasolio, mentre la benzina è diminuita rispetto al novembre ’21. Discorso a parte per il gas metano per l’autotrasporto: da 1,355 euro è salito a 2,40, con un incremento del 77,56 per cento. Se la sanità resta più o meno stabile, colpisce il crollo del prezzo delle mascherine FFP2, che dai 2,51 euro di media sono scese a 0,86 euro. Una variazione che racconta sicuramente il nostro tempo e quello che abbiamo passato.

Chiudiamo questo piccolo viaggio con qualche dato sulla ristorazione: il classico caffé al bar, preso spesso come indice superficiale, è cresciuto da 1,03 a 1,1 euro di media, mentre per il cappuccio, se l’anno scorso un lodigiano spendeva in media 1,42 euro, ora ne deve sborsare 1,48. Un pranzo al ristorante è aumentato del 2,74 per cento, ed ha così sforato la media di 40 euro (arrivando a 40,55 euro), mentre cresce il gelato artigianale (+10,41 per cento; 20,04 euro in media al chilo) e cala vistosamente il sushi da asporto: -9,78%.

Alcune curiosità riguardano infine la scelta dei beni inseriti nella lista pubblicata dal Comune sul paniere nazionale Istat: quest’anno sono stati inseriti i tamponi Covid (13,06 euro il rapido), che nel 2021 non c’erano, e le mense scolastiche. Manca invece (sia nel 2021 che nel ’22) il prezzo degli assorbenti intimi

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