CARO ENERGIA Il ciclone bollette può travolgere almeno 350mila famiglie lombarde

I dati allarmanti emergono dall’indagine condotta dalla Cgia di Mestre in base ai dati Istat

Potrebbero essere circa 350mila le famiglie lombarde a “rischio di povertà energetica”. Circa 800mila le persone coinvolte. E i più vulnerabili sarebbero, come in molte altre zone d’Italia, i lavoratori autonomi dell’artigianato e del commercio titolari di piccole attività. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro studi della Cgia di Mestre su dati Istat e sulla base del rapporto 2020 dell’Oipe (l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica dell’Università degli Studi di Padova).

I dati che riguardano la nostra regione sono la media della forbice sulle stime: il numero delle famiglie lombarde a rischio è compreso fra 267.767 e 446.278, mentre quello sulle persone fra 601.656 e 1.002.760. Chiarito che per “povertà energetica” s’intende non riuscire ad utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento, la lavatrice, la lavastoviglie, l’aspirapolvere, il forno elettrico e gli altri elettrodomestici ad elevato consumo energetico, la ricerca evidenzia come il rischio di una peggiore condizione economica riguardi, oltre a quelle con un elevato numero di componenti e in situazioni già disagiate, le famiglie composte da lavoratori autonomi, in particolare artigiani e commercianti «il 70 per cento dei quali lavora da solo, senza dipendenti né collaboratori familiari, e sta già pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi sei mesi dalle bollette di luce e gas.

La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi».

Nell’evidenziare quest’ultimo punto, i ricercatori osservano che «dagli ultimi dati elaborati dall’Istat e riferiti al 2019, il rischio povertà delle famiglie presenti in Italia con un reddito principale ascrivibile ad un lavoratore autonomo era pari al 25,1%, contro il 20% riconducibile a famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente. Con la crisi pandemica e il conseguente lockdown imposto a tantissime attività a inizio marzo del 2020, negli ultimi due anni e mezzo il differenziale tra queste due tipologie familiari potrebbe essere addirittura aumentato». La ricerca della Cgia non comprende dati provinciali ma solo regionali. La Lombardia, nonostante le stime preoccupanti, si trova nella fascia di minor rischio insieme a Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Trentino Alto Adige.

Ad alto rischio sono invece Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise. In tutta Italia le famiglie per le quali la situazione potrebbe diventare molto pesante sono 4 milioni per un totale di 9 milioni di persone.

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