Minga tüti i mati i en in manicomi

Per allontanare sospetti di parzialità a favore del capoluogo, ecco una puntata dedicata alla Bassa, con detti e proverbi “fuori corso” spigolati fra la vasta messe raccolta da Aldo Milanesi (Colgo l’occasione per... - Antologia della Bassa). Anche nel sud del Lodigiano impera la moda “country”, con largo sfoggio di tabarri e gabbani - oggi scomparsi anche dalle campagne sia nell’abbigliamento sia nel linguaggio. Come nel proverbio “L’è un’acqua da vilan, par no che la vegna ma la bagna el gaban”, rielaborazione della formula già vista la puntata scorsa, ma con un accento sulla scarsa consistenza della pioggia. Ancora il gaban nel detto “Pan e gaban e baston da dà ai can”, raccomandazione a chi si mette in viaggio a piedi e deve pensare a nutrirsi, a coprirsi, e a difendersi dai cani.Il tabarro lo troviamo invece nell’espressione “Da un tabar l’à fai dent un gilé”, ossia ‘ha fatto tanto per ottenere ben poco’, che dalla sartoria su misura (o fai-da-te) si estende ad ogni campo di attività. Se è tramontata (ma fino a quando?) l’abitudine di cucirsi gli abiti in casa, e il sarto è stato sopraffatto dalla diffusione del prêt-à-porter, non miglior sorte è toccata al savatin (ciabattino). Nella Bassa “el savatin el va cun föra i pe”: il detto vorrebbe mostrare la scarsa propensione dello specialista a usare per sè “i ferri del mestiere”.Con l’esodo dalle campagne verso la città si è persa la familiarità con animali, luoghi, attrezzi, tipici della vita contadina. E detti come “sarà sü la stala quand i bö i en scapadi” (arrivare troppo tardi, quando il guaio è irrimediabile), oppure “met el car davanti ai bö” (non dare anzitempo un risultato per acquisito), ai nostri figli e nipoti vanno spiegati parola per parola.Altrettanto ostico ad orecchi moderni è il detto “Met no la stupa arent al foch” (non avvicinare la stoppa al fuoco, cioè ‘evita situazioni che possono portare ad esiti disastrosi’). La stoppa, cascame filamentoso di canapa o lino, estremamente infiammabile, serviva per tappare (stupà) fori o sigillare guarnizioni: oggi non è più usata nemmeno dagli idraulici, che le preferiscono le fibre sintetiche. Messi fuori gioco dalla tecnologia sono anche dei santi: “Sant’Ana e Santa Süsana, vüna la me derseda l’altra la me ciama...” era l’antenata della sveglia (e dell’odierno cellulare). Questa preghiera, recitata prima di addormentarsi, garantiva la sveglia all’ora precisata dopo l’invocazione. L’Antologia della Bassa completa la preghiera aggiungendo “a cinch’ur duman matina per la mesa matütina”.Chiusi per legge tutti (o quasi) gli ospedali psichiatrici perde senso anche il detto “Minga tüti i mati i en in manicomi”. Non perde però validità, anzi ne acquista, come ci confermano le notizie di cronaca e l’esperienza diretta di ogni giorno.In tempi di difficoltà economiche come questi, non possiamo dimenticare la famiglia. Una volta si diceva: “Un papà el mantegn des fiöi, des fiöi i en bon no de mantegn un papà”: un detto che stigmatizza la scarsa riconoscenza dei figli a fronte della generosità dei padri, e che presenta anche un modello di famiglia numerosa allora molto diffuso, ma - complice la crisi ma soprattutto un costume profondamente cambiato - oggi del tutto “fuori corso”.

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