X-Men, l’inizio della saga

Quando tutto ha avuto inizio, quando ancora non erano Magneto e il Professor X, Erik e Xavier erano grandi amici. Quando la storia degli X-Men ha avuto inizio loro erano schierati dalla stessa parte e lottavano insieme per il bene.

Ecco svelata l’origine della saga, la genesi del gruppo X, protagonista di uno dei fumetti più affascinanti della Marvel, forse il più filosofico e complesso tra i soggetti sfornati dalla gloriosa casa editrice. Una serie a fumetti per ragazzi che esplora però campi difficili e profondissimi, che parla di diversità, cambiamento, fasi della vita in cui è difficile (se non impossibile) accettare le trasformazioni del corpo. Tocca i temi dell’ambiente, dell’incubo atomico, delle mutazioni genetiche ed è assai attuale, anche se filtra e distorce tutto attraverso le pagine del fumetto: non erano i tempi delle graphic novel di “impegno” come quelle attuali quando la serie è nata, ma è evidente che agli X-Men non è mancato mai nulla da questo punto di vista.

Il film diretto da Matthew Vaughn, ma basato su un soggetto di Brian Singer che è anche produttore (dopo esser stato il regista dei primi capitoli della serie al cinema) vuole raccontare l’inizio della saga e per questo si trasforma (!) in una sorta di “prequel” ambientato nel 1963, all’inizio della crisi cubana e della guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Una scelta precisa, anche stilistica, che indirizza tutto il film e che alla fine finirà in qualche modo anche per condizionarlo. Prima ancora del 1963, siamo nel 1944, in un campo di concentramento nazista, quando per la prima volta ci vengono svelati i poteri del piccolo Erik, che diventerà Magneto. E pochi anni dopo avverrà l’incontro con il giovane Xavier, brillante studioso, non ancora “professore”, e quindi la formazione del gruppo, degli X-Men, mutanti tormentati al servizio del bene, ma perennemente allontanati e banditi per le loro “mostruose” capacità.

Come detto quella degli X-Men è probabilmente la serie più complessa della Marvel: qui non si “gioca” solo con i buoni o i cattivi ma i confini si assottigliano, i conflitti diventano intimi e profondi, legati alle trasformazioni personali e a concetti complessi come la diversità. Non è un caso che questa serie abbia prodotto tanti episodi al cinema (contando il film dedicato a Wolverine siamo alla quinta uscita) e non appaiono pretestuosi i tentativi fatti da registi e sceneggiatori che si sono alternati per raccontare le diverse storie.

Arrivati alle origini, come recita il titolo, X-Man dimostra ancora di avere qualcosa da dire ma forse di non aver avuto la fortuna di un regista più solido e visionario su cui poter contare. La storia è interessante e ben congegnata, un mix di azione e di fumetto che funziona, in bilico tra 007 e Guerre Stellari come ha raccontato lo stesso Vaughn, ma manca quasi totalmente di mistero e di fascinazione per i personaggi che racconta. Si scopre l’infanzia di Xavier, da dove viene Magneto, ma si fa fatica ad appassionarsi alle loro vicende, perché il meccanismo sembra più impegnato a svilupparsi senza intoppi cronologici, che a dare profondità alle storie. È bella certo l’idea di svelare l’amicizia tra Erik-Magneto e il “professor X” all’origine di tutto, così come è interessante l’intuizione di mettere i protagonisti a contatto in un momento storico preciso come quello della crisi tra Usa e Russia. Ma i due livelli del racconto non risultano omogenei e rischiano di “rubarsi” spazio e attenzione a vicenda. Facendo passare in secondo piano proprio il tormento dei mutanti e l’angoscia che sin dall’inizio ha mosso questi “freaks” a fumetti: quello che dovrebbe essere il motore di tutto, tanto delle azioni dei “buoni” quanto di quelle dei “cattivi”, che finiscono a loro volta per confondersi e trasformarsi (anche loro).

PRIMA VISIONE - Quando tutto ha avuto inizio, quando ancora non erano Magneto e il Professor X, Erik e Xavier erano grandi amici. Quando la storia degli X-Men ha avuto inizio loro erano schierati dalla stessa parte...

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