Venezia: gli In&Out del Festival

IN

Le risposte di Gipi in conferenza stampa e in particolare la chiusura sulla

Gipi in conferenza stampa

compassione. Un autentico alieno alla Mostra del cinema, una bella sorpresa da cui aspettarsi ancora molto.

Il «palleggio» a centrocampo tra gli attori del film di Polanski: perfetto come tutto il film di Polanski. Al di là dei premi finali, dei vincitori e dei vinti il suo film è una bella boccata d’aria a pieni polmoni.

Il film di George Clooney e la sua statura da star «pensante» ormai conclamata: arriva qui sempre con l’aria del playboy capitato un po’ per caso e poi alla fine è quello che riesce a dire sempre le cose più intelligenti. Senza togliersi quel sorriso beffardo dalla faccia.

George Clooney (Foto di Pietro Razzini)

L’esordio di Bruni con «Scialla», gli «Antipodi» di Victor Kossakovsky, la quaterna Maselli, Lizzani, Russo, Gregoretti per «Scossa», la lezione morale e cristiana di Ermanno Olmi (sullo schermo e in conferenza stampa), quella del pescatore di «Terraferma» di Crialese sull’accoglienza e sulle regole del mare.

I film della sezione delle Giornate degli autori: si scoprono spesso belle sorprese. Un po’ nascoste all’interno del percorso festivaliero sono state ancora una volta occasioni da cogliere al volo.

Al Pacino e Friedkin che, oltre a sapere cos’è il cinema, sanno benissimo cosa significa parlarne con il pubblico e con i giornalisti. La loro presenza alla Mostra ha scompaginato le carte e ha regalato momenti di festival in stile-Pontecorvo.

Il direttore Marco Mueller in Sala Grande con il costume da coniglio a mezzanotte: le proiezioni «notturne» sono quelle che fanno «vivere» il festival, dove la vera passione si fa sentire. Molto più che nelle feste che con il cinema c’entrano poco.

Una battuta di «L’ultimo terrestre»: «L’unica cosa che ci deve far paura è che non cambi niente».

OUT

Il fastidio di Madonna per le domande dei giornalisti e l’atteggiamento da ultima star sulla terra che ha contraddistinto il suo passaggio alla Mostra.

Claudia Pandolfi dopo la conferenza stampa

I fischi e le risate (inaccettabili) durante la proiezione di «Quando la notte» di Cristina Comencini. I dialoghi tra Claudia Pandolfi e Filippo Timi in alcuni momenti dello stesso film (detto a luci accese: davvero brutti).

L’organizzazione del calendario delle proiezioni: praticamente impossibile seguire un percorso coerente senza perdersi decine di film che avresti voluto vedere…

Il Texas, luogo tra i più desolati della terra, a vedere i film americani che in questa Mostra l’hanno raccontato. E la Cina che, potenza mondiale, ha scorci degni di un girone dantesco. Filmati, questo va detto, mirabilmente dai registi al festival.

L’apertura della Mostra con Ezio Greggio in 3D come evento speciale: scusate, in tutta sincerità, ma cosa c’entrava? Per fortuna subito dopo sono arrivati i film di Clooney e Polansky a mostrare la differenza.

Il cinema italiano in concorso (escluso Gipi): assolutamente «rimandato al prossimo settembre». Meglio quello piazzato qua e là nelle altre sezioni (Andrea Segre ad esempio). Ogni volta torna la stessa domanda: ma erano gli unici film degni della gara?

In attesa dei Leoni una carrellata delle belle sorprese del Festival ma anche delle cose da dimenticare

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