Una squadra

SIAMO SERIAL: la serie dedicata agli azzurri che vinsero da Coppa Davis nel 1976

Ma quali gesti bianchi, inchini, omaggi e malinconie. Questo è il racconto di “Una squadra”, e che squadra. Semplicemente così si intitola la serie tv di Domenico Procacci dedicata ai “ragazzi che fecero l’impresa”, i tennisti italiani che conquistarono la Coppa Davis nel 1976 e furono protagonisti di una stagione irripetibile del nostro sport nazionale. Capelloni, irriverenti, geniali, immensamente talentuosi: Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzuti e Tonino Zugarelli raccontano e si raccontano nel film di Procacci tra montaggio di filmati dell’epoca e interviste realizzate oggi che fanno da filo di collegamento agli eventi. Al centro la finale del 1976 in Cile - quella contestata e giocata nello stadio in cui Pinochet fece rinchiudere i suoi oppositori politici - e poi tutto il quadriennio magico che fino al 1980 vide l’Italia conquistare quattro finali di Davis, sempre con gli stessi protagonisti in campo. Aneddoti, racconto giornalistico, “cazzeggio”, fiction naturale: “Una squadra” può contare su un materiale praticamente perfetto dal punto di vista cinematografico: una storia sportiva di successo, quattro protagonisti che sembrano usciti dalla penna di uno sceneggiatore, un contesto politico e sociale che non si finisce di approfondire. Così il documentario sportivo diventa commedia, reportage, inchiesta, gossip, senza porsi limiti. È sufficiente mettere davanti alla macchina da presa Adriano Panatta - divo naturale oltre che campione immenso - per catturare l’attenzione. «Quella volta che mi portarono in aereo le scarpe in spogliatoio a poche ore dalla finale del Roland Garros», o «la volta che Zuga (relli) fece un passante sotto le gambe ad Arthur Ashe»: c’è il velo naturale della nostalgia ad ammantare il racconto, ma c’è la tensione dei protagonisti che lo rende vivo. Le differenze caratteriali, il ribaltamento dei ruoli, l’estroso Panatta diventato oggi più riflessivo, Bertolucci che era un “secondo” solo nel doppio, Zugarelli che esce dall’ombra del comprimario. Il faticatore Barazzuti e poi il “padre” Nicolò Pietrangeli contro cui i figli si ribellarono. Insomma un materiale sconfinato, che solo in parte è legato all’impresa più bella, quella della coppa vinta nel 1976 nel difficilissimo contesto del Cile ella dittatura, affrontata con le famose “magliette rosse” e l’opinione pubblica a lungo contraria. Diretto da Procacci, diviso in 6 puntate, ma nato per il cinema, “Una squadra” ha il contributo fondamentale al montaggio di Giogiò Franchini, che firma anche la sceneggiatura con Sandro Veronesi, lo stesso Procacci e Lucio Biancatelli. Le musiche sono di Mauro Pagani. È imperdibile.

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