Una Natività nel cuore di Sant’Angelo

L’opera è esposta sull’altare della basilica

È esposta in questi giorni, sull’altare della basilica di Sant’Angelo Lodigiano, una delle più apprezzabili tele di proprietà della parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini. Si tratta di una Natività del Seicento, solitamente custodita all’interno della sagrestia. Il dipinto (olio su tela, 60 centimetri per 80) è stato mostrato ai fedeli nel corso della Santa Messa della notte di Natale. Al termine della solenne celebrazione - sempre molto partecipata - il parroco monsignor Ermanno Livraghi ha richiamato l’attenzione sul piccolo “dono” che la parrocchia ha voluto fare ai santangiolini esponendo uno dei suoi più importanti dipinti. La tela dovrebbe rimanere a disposizione del pubblico fino al termine del periodo

delle feste. L’opera è ascrivibile ad un artista lombardo-emiliano del secolo XVII, prossimo ai moduli della bottega di Carlo Francesco Nuvolone, artista milanese nato nel 1609 e morto nel 1662, che ha lavorato alla Certosa di Pavia, alla basilica di Sant’Ambrogio di Milano, al Sacro Monte di Varese e al Sacro Monte di Orta. Nel volume La basilica dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini di Sant’Angelo: fede, storia e arte, redatto da Antonio Saletta e Beppe Roberti pochi anni fa e voluto dall’allora parroco monsignor Carlo Ferrari, la tela viene descritta.

Gli autori parlano di un «dipinto che presenta toni cromativi incupiti da patine di sporco e ridipinture e che raffigura i personaggi della Sacra Famiglia in una composizione avvolgente con al centro il Bambino riverso sulle ginocchia della Madonna mentre volge il capo e protende le braccia verso San Giuseppe». «Tutta l’opera - aggiungono - è condizionata dagli atteggiamenti e sguardi che i personaggi si scambiano, il dolce sorriso di Maria è rassicurato dal tranquillo viso paffuto di Gesù. Il pensieroso sguardo di Giuseppe, che avvicina la mano destra con atteggiamento di protezione verso il Bambino il quale, con le braccia protese all’indietro, cerca la barba bianca del padre quasi volesse giocare».

La tela (le cui notizie sono ricavabili anche dalle schede della Soprintendenza ai beni artistici) ha una storia particolare. Il dipinto infatti era originariamente conservato nel convento dei Cappuccini di Sant’Angelo, sorto nel 1607 nella zona dell’odierno cimitero. Dopo la soppressione del convento, nel 1805 in epoca napoleonica, la pregevole tela è passata alla parrocchia. Per anni è rimasta nella sagrestia, inserita in un dorsale in legno.

La recente “riscoperta” del dipinto si deve al lavoro di una ricercatrice, che ha scelto proprio la Natività della bottega del Nuvolone per la propria tesi di laurea.

Il dipinto della scuola lombarda del XVII secolo non è però l’unica traccia oggi conservata in basilica dell’antico convento dei frati Cappuccini. Anche il coro della principale chiesa santangiolina arriva dal soppresso convento: acquistato dai Bolognini, fu donato alla parrocchia e posato al termine della costruzione dell’attuale edificio sacro.

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