Un super-gruppo con un’anima blues per incendiare piazza Vittoria

Il concerto di Superdownhome e Nine below zero nel sabato sera di Lodi al sole

Continua inarrestabile il treno del blues che partito dalle sponde del Mississippi ha viaggiato in lungo e in largo negli Stati Uniti arrivando sino in Europa, per approdare in Italia con un carico di artisti di prima qualità, aventi come unica missione quella di diffondere il verbo.

Per la prima serata di questa edizione estiva del Lodi Blues Festival, il convoglio - come sempre guidato dalla ciurma pilota di Slang Music – ha portato a Lodi in piazza della Vittoria, all’interno del cartellone di Lodi al Sole, alcuni dei musicisti più rappresentativi del blues contemporaneo; un super gruppo nato dall’unione degli italiani Superdownhome – power duo bresciano dall’attitudine heavy che abbiamo già conosciuto nell’edizione invernale del 2019 al teatro alle Vigne – insieme a due ospiti d’eccezione “caricati” direttamente da Londra: i veterani Mark Feltham & Dennis Greaves del gruppo iconico del british blues Nine Below Zero (una band che ha segnato fortemente la storia del Lodi blues Festival esibendosi in diverse occasioni).

Freschi freschi di un’esibizione alla 41esima edizione del Pistoia Blues Festival, che li ha visti protagonisti di un concerto intitolato “Sweet Home Pistoia” insieme a Eugenio Finardi e la Fabio Treves Blues Band - e altri grandi nomi -, il quartetto italo-inglese ha entusiasmato la piazza di Lodi riuscendo a ribaltare un’accoglienza inizialmente timida e insipida in una situazione quanto meno vivace, con applausi e ovazioni che si sono susseguiti in crescendo verso il finale, anche se non abbastanza per ottenere un bis (non concesso dagli artisti).

A parte questo, che dire del concerto della scorsa sera? Una parola: grandioso. Sì perché la caratura del duo bresciano è possente, la loro musica una miscela che fonde il blues al rock’n roll con un’attitudine decisamente heavy (metal), senza celare richiami alla psichedelia e al country. Trascinato dai riff desertici e vorticosi di Henri Sauda, con il suo armamentario composto da cicar box e diddley bow (sporcato dagli effetti di distorsione della pedaliera), il suono dei Superdownhome acquisisce con Beppe Facchetti (grancassa, rullante, sock cymbal e crash) la sonorità corazzata che può essere ben rappresentata da un panzer inarrestabile che invade le linee nemiche, proseguendo la sua cavalcata senza paura tra le fiamme.

Il suono dritto e verace dei Superdownhome si è “addomesticato” con l’ingresso dei due Nine Below Zero – Mark Feltham all’armonica e Dennis Greaves alla chitarra -. Addomesticato sì, ma non troppo. È vero che sono due signori inglesi dal portamento elegante, ma stiamo parlando comunque di bluesman con alle spalle una carriera quarantennale vissuta condividendo il palcoscenico con gente come Eric Clapton, Brian May e Sting. È stato un gioco da ragazzi (ovviamente per dei mostri sacri come loro) trascinare il pubblico sulle note dei pezzi che li hanno resi tra le band rhythm and blues più quotate del Regno Unito.

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