Un santangiolino sul palco con Zucchero

Ha suonato con uno dei suoi miti di sempre. In una serata in cui l’emozione era di casa anche tra i big della musica chiamati a ricordare Lucio Dalla. Lunedì sera a Bologna, sul palco della “sua” piazza Grande, c’era anche il santangiolino Simone Palladini, 25enne, chitarrista che si è già fatto notare nel panorama nazionale. E che, lunedì, faceva parte della band che accompagnava Zucchero, chiamato direttamente dalla manager dell’artista di fama internazionale. È salito sul palco quando erano da poco passate le 21.30, davanti a un pubblico commosso e ha contribuito con le corde della sua chitarra a scrivere un pezzo di storia della musica. Per salutare il cantautore scomparso, Zucchero ha scelto l’Ave Maria tratta dall’ultimo disco, una preghiera in musica da indirizzare al cielo. Per Simone Palladini, anche insegnante di chitarra all’Accademia Dimensione Musica di Sant’Angelo, non è la prima esibizione prestigiosa. Nel 2011 si è trovato di fronte al pubblico dell’Arena di Verona, accompagnando David Garrett, in una serata in cui si sono esibiti anche Zucchero, Gianni Morandi e i Modà e trasmessa in diretta su Rai 1. Sulla Rai ci è tornato sempre accompagnando David Garret alla trasmissione televisiva Quelli che il calcio, dove aveva già suonato per Irene Fornaciari, la figlia del suo mito. Insomma Zucchero lo aveva incrociato, ma non aveva mai avuto l’occasione di dividerlo il palco con lui. «A prescindere dal contesto per me è stata una grande emozione suonare con uno dei miei miti, colui che è l’emblema della musica italiana nel mondo - racconta il giovane Simone, dopo la lunga giornata di lunedì con la partenza alle 6 del mattino da Sant’Angelo e il ritorno solo alle 3 di notte -: non mi aspettavo una chiamata diretta. Di solito, in questi casi, ci sono dei passaggi intermedi. Quando mi ha chiamato direttamente la manager dell’artista per me è stata una grande sorpresa. Sono sempre stato un fanatico di Zucchero, lo seguo e lo apprezzo sin da bambino».

Quando si è trovato a Bologna poi, con la piazza che si riempiva già dal pomeriggio con il suo carico di emozioni, ha pensato solo a fare un buon lavoro. «Sei chiamato per lavorare e le emozioni le lasci a casa, anche se via via che passano i minuti e si avvicina l’ora della tua esibizione, l’adrenalina sale - spiega ancora -: l’emozione si respirava sul palco, ma anche dietro le quinte tra gli artisti. È stata una festa certo, ma non si poteva ignorare la nostalgia per l’assenza di chi ha costruito, negli anni, un patrimonio imprescindibile della musica italiana». E ora, anche per Simone Palladini piazza Maggiore di Bologna non potrà che chiamarsi “Piazza Grande”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA