Un rito che “risana”,

il canto di Vento sottile

«Cantare all’interno di un coro è un rito che risana». Parola di Giovanni Casanova, direttore del coro Vento Sottile di Lodi. E se l’affermazione potrebbe essere applicata a qualsiasi gruppo musicale, ancor di più vale per Vento sottile, cresciuto nell’ambito del Dipartimento di Salute mentale dell’Azienda ospedaliera della Provincia di Lodi. Utenti del Centro psicosociale di via Fissiraga, del Centro diurno attiguo, ma anche operatori dello stesso dipartimento e semplici cittadini interessati si ritrovano ogni martedì mattina per le prove proprio al Centro diurno, dove in questo periodo si prepara il concerto natalizio. Il coro Vento sottile infatti si esibirà il 17 dicembre alle 11 nella chiesa di San Cristoforo a Lodi, nell’ambito del mercatino solidale. Rap che contamina il gospel, canzoni yiddish prese in prestito e messe in rima, parole adattate dall’inglese al dialetto lodigiano, fisarmonica, chitarra, voce e l’abilità e l’ironia del direttore: ecco gli ingredienti di questo coro composito. «Le voci vanno ad un ritmo diverso», fa notare ad esempio un chitarrista durante il rap. «Sì, ma tu devi mantenere il tuo, di ritmo», ribadisce Casanova, con una frase che è già una terapia. «Conoscevo il direttore perché già collaboriamo nel Gruppo vocale Terzo Suono di Rivolta d’Adda - spiega Linda Streparola, operatrice del Cps di Lodi, raccontando le origini del coro nato nel 2009 -. Ho pensato che il canto avrebbe potuto accompagnare la riabilitazione e il tempo della patologia, così ho esteso l’invito a tutto il Dipartimento di Salute mentale, a Casale, Sant’Angelo, e anche all’esterno. Alcuni di noi sono operatori e coristi». C’è ad esempio la caposala Monica Olivari, dipendenti Asl di altri reparti. Ci sono signore in pensione o che semplicemente si trovano bene nel coro, come Ornella Uggeri di Lodi. E ci sono i pazienti. «Tutti noi, pazienti e impazienti, ci portiamo dentro i nostri piccoli deliri quotidiani – afferma Casanova -. Quando si canta tra persone cosiddette “normali” succede la stessa cosa perché mettiamo in moto e sviluppiamo un canale di comunicazione più grande di noi, qualcosa di diverso già a partire dall’uso delle parole nel canto. Qui però – prosegue il direttore, che all’ospedale San Raffaele tiene i corsi “Cantingrembo” per mamme in gravidanza e a Milano corsi di campane tibetane – la performance è una conseguenza di relazioni che magari altri snobbano. Magari non raggiungiamo risultati canori eccelsi», dice ancora. Ma, commenta Linda Streparola: «La continuità nelle presenze è già un fattore positivo, se non si trovassero bene non verrebbero più». Ogni prova inizia con una stretta di mano a ciascuno e poi con il brano che dà il nome al coro stesso. Piccoli gesti gentili che permeano la giornata come un vento sottile.

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