Un mestiere cancellato da web e televoto

Luzzatto Fegiz racconta quarant’anni di concerti

Il critico musicale? Una professione superata. Perché oggi ci sono i social network, i talent show, i televoti, gli sms e tutti possono diventare critici, nel bene e nel male, senza aspettare la recensione del guru che scrive sul giornale. Ne sa qualcosa Mario Luzzatto Fegiz, il decano dei critici musicali italiani e celebre firma del «Corriere della Sera», costretto, suo malgrado, a rassegnarsi alla fine della sua «dittatura». Ai tempi di X-Factor nessun artista si sognerebbe più di citare il Bertoncelli di turno, come fece un tempo Francesco Guccini nei versi dell’Avvelenata per rispondere in rima alla stroncatura dell’album precedente. Meglio prenderla sul ridere, allora: «Non ho scritto nemmeno una riga su Alessandra Amoroso, e ha venduto 400mila dischi!», dice Fegiz, da qualche mese in scena con Io odio i talent show, spettacolo che il prossimo 16 novembre sbarcherà anche sul palco dell’Auditorium Bipielle di Lodi. In un crescendo tragicomico, il giornalista musicale per eccellenza racconta con ironia da istrione quarant’anni di fatti e misfatti della musica leggera italiana, attraverso aneddoti, segreti e retroscena: il Festival di Sanremo, la scoperta di Mogol e Battisti, i cantautori contestati, la musica spettacolo, illustrata dal virtuoso fisarmonicista ucraino Vladimir Demissenkov, e naturalmente l’odio nei confronti dei talent show che lo hanno «derubato del mestiere di critico, spalmato su migliaia di giudici popolari, sms, mail e televoti».

Un folle viaggio fra canzoni celebri, interpretate dal chitarrista Roberto Santoro, e divertenti sketch in cui Fegiz imita i personaggi incontrati nel corso della sua autorevole carriera, da Mike Bongiorno a Eros Ramazzotti passando per Francesco Guccini. «Abituato dagli anni Settanta a fare il bello e il cattivo tempo, oggi il tapino viene esautorato da una contestazione che agisce in tempo reale, con i fan degli artisti pronti a coglierlo in fallo fra lazzi e insulti - raccontano le note dello show -. Addestrato a operare con delle certezze planetarie come Elton John o i Beatles, o con personaggi italiani di grande caratura, scopre una sgradevole realtà: artisti che lui detesta o ignora hanno successo anche senza la sua benedizione».

In un’ora e mezzo di spettacolo, scritto in collaborazione con Maurizio Colombi e Giulio Nannini, prodotto da Claudio Trotta per Barley Arts e con la regia dello stesso Colombi, il divulgatore Fegiz racconta la storia della musica ripercorsa dal suo osservatorio privilegiato. Perché, come ama dire, «di mestiere faccio quello che vi dice se vale la pena di spendere 50 o più euro per un concerto o 20 e più euro per un cd... Per misteriose ragioni da 40 anni costringo pubblico e artisti a confrontarsi con la mia incompetenza. E ho visto cose che voi umani neanche potete immaginare».

Fabio Ravera

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IO ODIO I TALENT SHOW

Venerdì 16 novembre, ore 21, all’Auditorium Bipielle in via Polenghi a Lodi. Prevendite biglietti: Lodi, MondoCartoons, in corso Roma 78; Codogno, MondoCartoons, in via Verdi 19. Prezzi: poltronissime 23 euro, poltrone 18 euro

Il decano dei critici musicali italiani il prossimo 16 novembre porterà sul palco dell’Auditorium Bipielle di Lodi il suo spettacolo “Io odio i talent show

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