Un James Bond acciaccato e problematico

«Sei morto davvero quel giorno? Non è rimasto niente del vecchio bond?». Ferito e senza casa, con le cicatrici, i riflessi annebbiati e il fiatone James Bond rinasce dalle proprie ceneri. “Ancora vivo”, anzi trasformato dalla mano di Sam Mendes il regista che ha diretto “Skyfall”, ultimo episodio della saga dell’agente segreto al servizio di Sua Maesta creato dalla penna di Ian Fleming. Un’avventura che si sposta tra Istambul, Shangai e Londra e che ribalta le regole dell’originale per riscriverle completamente, trasformando “Skyfall” in un testo modernissimo, sicuramente il migliore tra i “Bond” usciti sullo schermo in epoca recente. L’agente 007 è stato ferito e creduto morto, il direttore del servizio MI6 ha persino scritto il suo necrologio, prima di vederselo ricomparire davanti malmesso, indebolito e senza più nulla dell’antico fascino. Lo riprenderà comunque in squadra per andare a caccia del nuovo “nemico” che nel frattempo sta minacciando il servizio segreto britannico “da dentro”, infilandosi come un cancro. Sono tanti gli elementi di novità nello script di questo film, a cominciare dal personaggio del “cattivo”, per finire al rapporto con il genere femminile, pure quello completamente ribaltato rispetto all’iconografia classica. Niente più “Bond girl”, anzi qui le donne dirigono il servizio segreto britannico e fanno il Primo ministro: una “rivoluzione” pensata dagli sceneggiatori e da Mendes che in questo modo ha immaginato un’opera di svolta per la saga intera. Sembra chiedersi, il regista, se abbia ancora un senso girare un film sull’agente 007, dopo tanto tempo e tante spy story passate sullo schermo. Se lo chiede per tutta la pellicola e si risponde anche, scegliendo sin dal principio una prospettiva che ribalta le carte in gioco e regala un Bond completamente nuovo. Un elemento fondamentale per arrivare a questo è offerto dalla versatilità di Daniel Craig, perfetto interprete anche per un “nuovo 007” problematico e sfaccettato. Ma il passaggio principale è forse offerto dalla figura del nemico di turno, Raoul Silva, portato sullo schermo da un ossigenato e bravissimo Javier Bardem e dal rapporto che si crea tra i due, tra eroe e antagonista che (senza svelare nulla della trama) è quanto di più complesso visto finora nella serie. Come il replicante di “Blade Runner” lui si ribella ai suoi creatori e va in cerca di vendetta, ma invece di torturare il suo nemico legato lo accarezza (!) e con lui inizia un duello più psicologico che fisico. Entrambi comunque sono dei “sopravvissuti”, di questa storia e di tutta la serie, e permettono al regista di avviare una riflessione costantemente in bilico tra il passato e il presente. “Skyfall” diventa così un film sul tempo e sulla memoria, sul superamento del vecchio e sul domani: «Se non ci sono nuove armi da inventare per vincere e stupire meglio usare le vecchie nel migliore dei modi». Un film sulla “rottamazione” degli eroi e sulla tecnologia che forse non ha fatto fare all’uomo i passi avanti immaginati, ed è per questo forse servono ancora quelli “come Bond” per tenere in piedi i destini del mondo e per risolvere i problemi. Con regole completamente diverse però, senza invincibili che non possono più esistere. «Dove stiamo andando? Indietro nel tempo», domandano e si rispondono a un certo punto i personaggi nel film, che infilandosi in un antico cunicolo stanno invece per compiere un passo decisivo verso il futuro.

PRIMA VISIONE - «Sei morto davvero quel giorno? Non è rimasto niente del vecchio bond?». Ferito e senza casa, con le cicatrici, i riflessi annebbiati e il fiatone James Bond rinasce dalle proprie ceneri...

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