Un gioiello splende nel cuore della Bassa

I danni del terremoto e i problemi per la mancanza del secondo campanile

Non sempre la simmetria è una mera questione di armonia estetica: a volte, quando non c’è, non sono solo le braccia del critico d’arte a cadere, ma anche mattoni, calcinacci e pezzi di cornicione, come è successo alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, nel comune di Santo Stefano

La chiesa di Santa Maria Assunta

Lodigiano. Il sisma del 2008 c’entra poco o nulla con la grande crepa larga 5 centimetri che attraversa la facciata, con le volte imbarcate e le fessurazioni: il problema sta piuttosto in un campanile che avrebbe dovuto esserci e invece non c’è, mai costruito nonostante il progetto originale ne prevedesse due, con il risultato che l’unico eretto (a sinistra della facciata) grava come un macigno sul corpo della chiesa e, non trovando nessun contrafforte a bilanciarne il peso, compromette sensibilmente la statica dell’edificio. Se ne è parlato ieri mattina durante l’interessante workshop organizzato da “Milano nei cantieri dell’arte”, terza edizione di una manifestazione patrocinata da Expo 2015 e promossa da un poker di enti (Assimpredil Ance, Camera di commercio di Milano, Ministero per i beni e le attività culturali e Vicariato per la cultura dell’arcidiocesi di Milano), che si propone di portare all’attenzione dei cittadini e degli addetti ai lavori alcuni restauri significativi realizzati sul patrimonio artistico lombardo di ‘600 e ‘700. Il recupero della chiesa parrocchiale di Santo Stefano è uno di questi: lo testimoniano la velocità con cui è stato portato a termine il cantiere (due anni e tre mesi, studi preliminari compresi) e l’entità dell’intervento, illustrato ieri mattina dall’architetto Sara Comandù e da Diego Sverzellati, titolare della ditta di costruzioni edili che ha realizzato i lavori. Per scongiurare il crollo della facciata e il disassamento delle volte che chiudono l’altissimo corpo centrale della chiesa, è stata realizzata nel sottotetto (e dunque in una posizione invisibile dall’interno) una struttura di maglie d’acciaio che «inscatola» le murature, collegandole le une alle altre sia in senso trasversale che longitudinale: si tratta in pratica di un sistema di travi reticolari che vincola la facciata all’abside e le pareti laterali fra loro, in modo che in caso di un nuovo terremoto la struttura si mantenga ben salda o, come si dice in gergo, «staticamente connessa». La visita guidata che ha chiuso la mattinata, condotta in parte dai progettisti, in parte dal sindaco Massimiliano Lodigiani, ha permesso ai profani di comprendere meglio l’entità dei lavori svolti. Gli allievi del liceo Novello e dell’istituto Calamandrei di Codogno, presenti al workshop assieme ai loro insegnanti, si sono dovuti accontentare di un tour nei depositi e nella cappella di San Giuseppe (anch’essi oggetto di un accurato restauro), mentre gli altri ospiti si sono spinti fin nel sottotetto, a passeggiare sulle volte tra tralicci e capriate. La visita ha toccato anche l’esterno della chiesa: sul fianco destro sono ancora visibili i segni dell’oratorio che fino a qualche mese fa sorgeva a ridosso della parete, innestato nei mattoni settecenteschi della chiesa senza troppi scrupoli, a metà degli anni Sessanta. Il restauro ne ha finalmente fatto piazza pulita e oggi la chiesa di Santa Maria Assunta è tornata, solitaria e bellissima, a brillare come un gioiello nel cuore verde della Bassa.

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