Un buon bilancio ma pochi giovani per il Festival del futuro

Buona la prima. Il battesimo di “Generare futuro”, il nuovo festival culturale cittadino che ha raccolto l’eredità dei “Vizi capitali” e dei “Comportamenti umani”, va agli archivi con numeri importanti (circa 1500 spettatori tra tutti gli eventi la cifra stimata dagli organizzatori) e con la certezza di aver dato una «scossa» alla città parlando di futuro a 360 gradi. Così la pensa chi il festival lo ha voluto, ideato e organizzato, ossia Francesco Cancellato, direttore del giornale online «Linkiesta», e Simonetta Pozzoli, assessore comunale alla cultura.

Cancellato: in questi quattro giorni a Lodi si è davvero generato futuro?

«Io penso di sì. L’obiettivo centrale del festival era dare alla città una “scarica elettrica”. Tutti gli ospiti che ho invitato sono persone dalle quali ho tratto ispirazione nel corso degli anni e che mi hanno insegnato molto. Credo che attraverso le loro idee la città abbia ricevuto uno stimolo. E ne aveva bisogno, in un momento così delicato. Lodi ha recuperato un po’ di vita, si è innescato un meccanismo di liberazione dalla cronaca di questi giorni difficili, una sorta di catarsi. Siamo riusciti a organizzare qualcosa di buono anche in una situazione molto complicata. Ringrazio Simone Uggetti e Simonetta Pozzoli che in questo progetto hanno messo l’anima. Il festival si è rivelato la prova che Lodi non è una città morta e in cui tutto è marcio. “Generare futuro” è una manifestazione bipartisan, in cui ho voluto provocare il pubblico con un programma non certo facile ma stimolante. Già iniziare con un ultra ottantenne come Piero Bassetti che parla di futuro mi è sembrata una bella provocazione».

A proposito del programma: alcuni l’hanno definito “troppo alto” e forse pretenzioso.

«Sono d’accordo, ma rivendico la scelta. Si può costruire un festival parlando di ciò che gente vuole o di ciò che serve alla gente. La mia ambizione era fare qualcosa che servisse alla comunità. Credo che si debba abituare le persone a pensare alto, altrimenti si rimane rasoterra. Non mi è stato chiesto di fare intrattenimento. Certo, si poteva fare meglio, sono il primo a dirlo. Ma l’obiettivo era proprio di portare nuove idee e nuovi spunti alla città, anche attraverso argomenti non semplici. Ci hanno seguito in tanti, vincendo l’ostacolo della pigrizia: sarebbe stato più facile andare a bere l’aperitivo il sabato pomeriggio piuttosto che venire a sentire la relazione di un demografo, eppure abbiamo vinto la sfida».

Tra il pubblico però si sono visti pochi giovani...

«Sinceramente anche io mi sarei aspettato qualche giovane in più in platea. Probabilmente avremmo dovuto coinvolgere subito le scuole nella costruzione dell’evento. L’appuntamento sulle “start up” organizzato al Bassi ha ottenuto un grande successo: ciò dimostra che se i giovani sono adeguatamente stimolati partecipano con grande entusiasmo. In media, comunque, tutti gli eventi hanno fatto registrare una buona affluenza di pubblico, a parte un paio in programma sabato pomeriggio per sovrapposizioni o cambi d’orario dell’ultimo momento».

La rassegna avrà un seguito anche il prossimo anno?

«Non lo so. Attualmente non ci sono certezze, dipenderà dagli sviluppi della situazione politica in corso. Intanto mi godo quello che è stato».

Per Simonetta Pozzoli «il bilancio del festival è molto postivo, il grado si soddisfazione è massimo», dice il vice sindaco e assessore alla cultura, commentando la prima edizione di “Generare futuro”. «In totale abbiamo registrato 1520 spettatori, con un picco di presenze al Teatro alle Vigne per il concerto di Matthieu Mantanus. L’esperimento di questa “prima” è riuscito nel migliore dei modi. È stato un fine settimane denso di contenuti che hanno veicolato idee nuove per pensare lavoro, città e società. Siamo molto soddisfatti anche della collaborazione con «Linkiesta» e Cancellato. L’anno prossimo? È un’esperienza che ci piacerebbe ripetere».

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