Tutta la Divina Commedia stampata su un poster, un “primato” lodigiano

L’intera opera fu raccolta in un manifesto realizzato nel 1986 dalla tipografia La Grafica di Lodi

Una Divina Commedia “made in Lodi” un po’ ingiallita ma ancora, con intrinseca fierezza, attaccata al muro. Nel fitto calendario degli appuntamenti del Dantedì di questo 2021 che celebra i 700 anni della morte di Dante Alighieri, guardare all’indietro – non come il contrappasso per gli indovini nel canto XX dell’Inferno – aiuta a capire che il Sommo poeta, da queste parti, non è mai stato dimenticato. Siamo nel 1986 e al 23enne studente in giurisprudenza Paolo Azzini e all’industriale della colla Aldo Castellino viene l’idea di trasferire su poster l’intera Divina Commedia: 14.233 endecasillabi. Una bella pensata divenuta altresì un brevetto, ma come darle vita? Un lavoro che oggi potrebbe essere eseguito su pc, con apposito programma d’impaginazione, tra le mura domestiche, 35 anni fa aveva bisogno di un grafico esperto e una tipografia professionale. Il primo corrisponde al nome di Filippo Cinquanta, la seconda a La Grafica. «L’idea fu sviluppata e realizzata attraverso il nostro montaggio artigianale – racconta Alberto Zanlunghi, l’allora titolare della tipografia di viale Pavia oggi passata al nipote Paolo Locatelli -. Con una macchina fotografica scattammo centinaia di foto dal libro, pagina per pagina. Poi dividemmo tutto in striscioline nella misura che ci serviva e infine dalla pellicola passammo alla lastra per la stampa. Ci vollero giorni e giorni di intenso lavoro».

Ognuna delle tre cantiche – Inferno, Purgatorio e Paradiso – è introdotta da un acquerello dell’artista lodigiano Luigi Poletti. «Ricordo con grande piacere quelle tavole eseguite per la Divina Commedia – ci dice al telefono Poletti – e i complimenti che ne seguirono». Il poster che contiene la grande opera scritta in italiano dall’Alighieri è lungo 140 cm e alto 100, coi caratteri delle parole in corpo quattro/cinque. «Il lavoro finale ebbe un buon mercato – continua Zanlunghi – tanto che molte copie vennero acquistate dalle librerie come la Hoepli di Milano. Il signor Castellino mi raccontò che ne vide una anche al telegiornale: giganteggiava alle spalle dell’allora dirigente della Fininvest Fedele Confalonieri mentre veniva intervistato da Vittorio Feltri. Il manifesto venne così comprato da molti professionisti quali avvocati e notai. Oggi mi dicono sia ancora in qualche sala di attesa, appeso al muro con una catenella a cui è attaccata una lente per leggere alla perfezione».

Dieci anni fa il figlio di Aldo Castellino, Giulio, fece rielaborare da La Grafica il poster originario dell’opera dividendolo nelle tre cantiche (33 per 70 cm l’una). Una riedizione che però non ebbe il successo dell’originale. Forse con il ritorno prepotente sulla ribalta nazionale del Sommo poeta, grazie all’istituzione del Dantedì e con la ricorrenza dei 700 anni della morte, la storica stampa nata nel laboratorio tipografico di Lodi potrebbe essere riproposta. Appesa nelle aule scolastiche ne avrebbe pieno ruolo e un futuro assicurato. Senza per questo volersi erigere a indovini.

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