True Detective

SIAMO SERIAL: Una serie diventata cult che ha aperto la strada un intero genere

So cosa state pensando: questa serie tv è “vecchia”. Sì, è del 2014 ed è imperdibile. La prima serie, almeno. Allora perché questa recensione? Per cercare una lettura diversa di un telefilm diventato cult. True Detective è impregnato di filosofia, ma le citazioni non sono sempre facili da scoprire. I due protagonisti, due giganti di bravura, sono Matthew McConaughey e Woody Harrelson, rispettivamente i detective Rustin “Rust” Cohle e Martin “Marty” Hart. Sofferente e visionario il primo, bravo poliziotto e padre assente il secondo. Marty crede nel male, nella sua accezione sovrannaturale, pensa di poterlo combattere; Rust è scettico e tenta sempre di analizzare ciò che succede.

True detective è stata scritta da Nic Pizzolatto ed è stata diretta da Cary Fukunga. La prima stagione racconta la lunga caccia a un serial killer della Louisiana durata diciassette anni, dal 1995 al 2012. Attraverso uno sdoppiamento temporale che segue le vicende contemporanee e quelle del passato, si raccontano la vita e le indagini dei due detective. La Louisiana non è un mero sfondo dove si svolgono i fatti, semmai è un personaggio alla stregua di Rust e Marty. Una Louisiana violenta, dove il male sembra sopraffare l’essere umano. Una Louisiana quasi gotica, che si muove nell’oscurità, misteriosa e inquietante, pronta a tramare dietro le nostre spalle.

Puntata dopo puntata, si filosofeggia. Tra gli autori di riferimento c’è Friederich Nietzsche. Avete presente quando Rust dice che secondo la legge della natura noi siamo creature che non dovrebbero esistere? E che la coscienza è un passo falso nell’evoluzione umana? Si avvicina all’Anticristo del filosofo dell’Ottocento. Nietzsche è presente anche nel concetto dell’eterno ritorno dell’uguale, si ritrova in certe affermazioni, nella struttura temporale della serie tv.

“Non ho la tempra necessaria a suicidarmi”, ammette Rust, il quale ha perso una figlia, in una delle conversazioni con Marty, aprendo la porta a un altro filosofo, Emil Cioran. Nella mancanza di coraggio nel togliersi la vita, s’intravedono le riflessioni di Cioran: “Credo che l’idea del suicidio sia l’unica cosa che rende sopportabile la vita, ma bisogna saperla sfruttare, non affrettarsi a tirare le conseguenze”.

Di recente, leggendo Tommaso Ariemma, definito “pop-filosofo”, ho scoperto che a ispirare True Detective potrebbe essere stato anche un altro filosofo. Parmenide. Sì, proprio lui, quello de “l’essere è e non può non essere”. Quindi “il non essere non è e non è possibile che sia”. Per Rust e Parmenide, sostiene Ariemma, se qualcosa è, è eterna, perché nessuno può fare in modo che non sia più. Nemmeno la morte può far sì che ciò che è stato non sia più. Rust segue la convinzione che sua figlia è e non finirà mai di essere con lui.

Filosofia a parte, True Detective è una di quelle serie tv che non ci si dimentica mai.

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