TELEVISIONE Il sogno di Resta non finisce a MasterChef: «Se la cucina diventasse un lavoro?»

Il 35enne di Retegno si confessa dopo l’esperienza nello show di Sky

«Il miglior viaggio lontano da casa l’ho vissuto a MasterChef». L’esternazione spontanea di Roberto Resta - sesto classificato nella dodicesima edizione del programma in onda ogni giovedì su Sky Uno vinta da Edoardo – riassume al meglio le sensazioni di un’avventura durata due mesi, che lo ha visto protagonista nella cucina più celebre d’Italia. Il 35enne cresciuto a Codogno e residente a Retegno ci concede un’ampia intervista in seguito all’eliminazione a un passo dalla finalissima, raccontando aneddoti, legami e aspetti dell’esperienza ai fornelli, vissuta sotto l’occhio attento delle telecamere.

Ricordi il momento dell’iscrizione al talent?

«Assolutamente sì: da un paio d’anni compilavo il modulo senza mai premere invio, a causa delle troppe insicurezze che hanno sempre contraddistinto il mio carattere. Poi mi sono fatto coraggio e l’estate scorsa mi sono lasciato trasportare dall’entusiasmo inviando la candidatura».

Un click che ti ha portato a diventare il sesto classificato della dodicesima edizione…

«Ero già soddisfatto quando sono entrato a far parte dei migliori 35 aspiranti chef, senza avere nemmeno la certezza di accedere alla Masterclass. E pensare che gli altri concorrenti consideravano bizzarro questo mio atteggiamento... Poi come si dice l’appetito vien mangiando e col tempo ho iniziato pure a fare qualche pensierino alla vittoria finale».

Come riassumeresti il tuo viaggio a MasterChef?

«Proporre la propria cucina senza essere mai considerato tra i migliori delle prove ha destabilizzato l’autostima e non poco. Nelle prove in esterna però mi sono sempre fatto valere ottenendo tre vittorie consecutive. Ricordo con grande piacere l’esultanza da capitano di brigata - sollevando l’alambicco - a Bassano del Grappa sul ponte degli Alpini, in un contesto da sogno. La prova che però ha fatto scoccare la scintilla regalandomi consapevolezza è arrivata ben più in là nel programma, quando ho preparato in un tempo molto ristretto un piatto con animelle, patate, caviale e polpa di pomodoro: in quel “pressure test”, successivo alla sconfitta nella prova in esterna, ho tirato fuori gli artigli e conquistato la balconata».

La voglia di emergere ha quindi sovrastato la pressione dell’eliminazione?

«Come hanno ripetuto tanti concorrenti di MasterChef e gli stessi giudici nel corso degli anni l’ultimo piatto è il più importante e io sono sempre riuscito a emergere nelle situazioni più delicate, come spesso mi è capitato nella vita».

A proposito degli altri concorrenti che hai appena citato, sei riuscito a instaurare un ottimo rapporto con tutti…

«Sono felice di essere stato compreso appieno dagli aspiranti chef. Ho legato molto con Mattia, con il quale ho condiviso questo splendido viaggio fino al momento della mia eliminazione che è coincisa con la sua designazione a migliore della prova. In quel momento abbiamo vissuto fianco a fianco delle emozioni contrapposte ed è stato il coronamento di una bella amicizia. Sono stato me stesso in ogni situazione, vivendola con leggerezza pur senza perdere di vista la competizione».

A proposito dei giudici, cosa ci racconti dello chef stellato Antonino Cannavacciuolo?

«Il nostro rapporto è esattamente come apparso in televisione. Mi ha stimolato a fare meglio così come erano soliti fare anche Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli, anche se oggettivamente con lui ho avuto modo di scherzare sul calcio che è la nostra grande passione in comune. Quando è venuto a conoscenza che gran parte della Masterclass tifava la Juventus ha rischiato un tracollo emotivo, ma ci ha scherzato su. I tre giudici si completano alla perfezione perché se Cannavacciuolo si mostra più giocherellone, Locatelli lascia trasparire un bel lato umano mentre Barbieri è meticoloso in ogni valutazione della prova».

Terminata questa appassionante avventura quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«La cucina è una grande passione e sicuramente farò tesoro di questa esperienza per rendere concrete le mie idee. Subita l’eliminazione sono tornato immediatamente al lavoro di tutti i giorni, ma nella testa frulla qualcosa di interessante per far diventare la mia passione una vera professione. Oggi mi godo questo splendido risultato e valuterò più avanti quale strada percorrere».

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