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Reali, tra cronaca e fiction

Merita forse ancora qualche riga in cronaca l’incoronazione reale di Carlo III a una settimana dall’evento? Interrogativo di cui so già la risposta. Ovviamente affermativa. Perché qualcuno forse se ne sarà accorto che nei medesimi giorni Netflix metteva a disposizione dei suoi abbonati lo spin off (e al contempo se si conosce il troncone principale anche prequel) di una serie amatissima come Bridgerton, tratta dai romanzi di Julia Quinn, ma sceneggiata e prodotta da Shonda Rhimes. Altrettanto ovvio non è solo il titolo Queen Charlotte: A Bridgerton Story (La Regina Carlotta. Una storia di Bridgerton) a dar sostanza alla vicenda dell’amore e della condivisione del potere tra la futura regina e il suo re “contadino e pazzo” Giorgio. Ma è l’ormai conosciuto “touch” della sceneggiatrice a consentire nell’assoluto rispetto di riti e costumi – ecco l’aggancio con la straordinarietà rituale di una vera incoronazione - quella mescolanza etnica che fa si che dignitari di corte dalla smodata ambizione di appartenere a una upper class aristocratica abbia connotati afroamericani o tutt’al più meticci. Al di là dei discorsi modaioli su eventuali capricci estetici, si fa strada invece l’approdo a un altro indirizzo che, controcorrente, mostra a chi si dovrebbe occupare di regia e di spettacolo come l’attualità abbia ribaltato qualsiasi tentativo di essere aderenti a una realtà meno verosimile di quanto viene creduta. O tutt’al più ritenuta credibile. Qui, va ribadito, non si sta operando un tentativo, peraltro maldestro, di paragonare Carlotta a Carlo III, anche se contiguità si rilevano nella gestualità fissata solo nei momenti clou dell’incoronazione. Perché è la cornice mediatica che li esalta con la medesima enfasi: l’una spinta dall’emozione dell’evento, l’altra dalla capacità narrativa del soggetto medesimo di acchiappare lo spettatore. Tuttavia, in questa differenza, vi è un punto di contatto che si trova nel rapporto tra finzione e realtà che nessun mezzo di comunicazione potrà mai né giustapporre né evitare.

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