
Sarà capitato a molti, anzi moltissimi, di lasciare accesa la tv e affaccendati in altri servizi fino a quasi dimenticarsene. Questo, per l’appunto, capitata a tutti, talvolta anche per avere una voce in più nel proprio focolare domestico. Tanto per scomodare una parola tornata proprio in questo periodo di moda. Sta il fatto che preso dalla lectio magistralis sulla “macchina spirituale”, la “machina sapiens” dell’AI, di Massimo Cacciari alla Milanesiana e ascoltata in streaming sullo smartphone, non mi sono preoccupato che la tv fosse rimasta accesa sul TG2, un canale che vedo veramente poco. Qualche volta, quand’era condotto da Manuela Moreno, mi ero fermato sul Post, approfondimento politico e sulle notizie del giorno, che veniva dopo il telegiornale. Poi, poco altro. Ad ogni modo, mentre la lezione del filosofo stava scemando, mantenendo però un tono alto fino alle considerazioni finali, aperte a dubbi, raidue voltava pagina entrando nel cosiddetto Prime Time con “Belve”, al suo ultimo atto stagionale e con ospiti le cui intemerate risposte alle sollecitazioni di Francesca Fagnani già avevano fatto il giro dei social e dei web-magazine. Dunque, senza lasciar la sorpresa di saper cosa avrebbero detto Bianca Balti, già alla sua seconda esperienza nel programma, il rapper Guè Pequeno e l’attrice Lucrezia Lante della Rovere. Ciò mi ha fatto sempre evitare il programma. Tanto si sapeva già tutto prima. Nonché gli ospiti mi interessassero molto, tranne la Lante della Rovere che ritengo attrice molto valida, soprattutto in teatro. Come non ricordare i Mamet “scoperti” con Barbareschi. Ma vedere il programma non ho potuto nascondere del disappunto per come, chiaro che è nella natura del format, tutto venga messo sul piano dell’ironia e dello scandalo, soprattutto sentimentale e finanche sugli orientamenti sessuali. Ma a chi importa oggi chi va chi con chi. Rilego due volte la frase, vero scioglilingua involontario, che rivela come nulla del veramente pubblico si rivela. Nulla di politico, tranne che un privato minimo e inconcludente che non consente né di capire il personaggio tantomeno di empatizzare con lui o lei.
Fabio Francione
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