TELEKOMMANDO

Difficile dire qualcosa di nuovo e inedito sulla settimana televisiva appena trascorsa che avrà al solito una coda generica e accomodante nel weekend. Mentre state leggendo. Ma, c’è sempre un “ma” nella tv. Meglio nei fatti della tv. Qui si potrebbe scegliere un termine francese come “mise en ambyme” che puoi vuol dire racconto di un film in film. Come ovvio in questo racconto al film, al cinema, alla situazione cinematografica creata da una sceneggiatura, si deve sostituire televisione. E in tv non vi è che un presente continuo e una reinvenzione costante di ciò che si vede. Indifferentemente dal programma in onda. Invece cosa può dare la stura a una “mise en ambyme” televisiva se non lo sbirciare dietro le quinte non dei programmi, ma di chi paga per avere proprio quei tipi di programmi? All’interrogativo risponde il gossip che attorciglia da qualche settimana (e più si va avanti il semplice pettegolezzo diventa realtà. Il cinema di Hollywood è stavolta a insegnarcelo) Amadeus, lo spacca-ascolti del momento tra Sanremo, l’ultima notte di capodanno (altra citazione cinematografica) e Affari tuoi, ormai in procinto (sarà vero?) di passare sul canale Nove di Discovery. Come già aveva fatto Fabio Fazio travasando dalla Rai in tutto e per tutto e con minime variazioni della scenografia il suo Che tempo che fa, compresa la compagnia di giro che gli fa da contorno al tavolo. Quasi fosse una riproposizione di quella commedia umana tutta all’italiana che ha fatto la fortuna di tanto cinema. Ecco, ancora una volta è la più immobile e innovativa arte (e industria) del ‘900 a dettare i tempi della realtà. Anche di Amadeus. Forse o chissà.

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