TEATRO Un inno a dialogo e fratellanza nel nome di Pierre e Mohamed VIDEO

Lo spettacolo organizzato dal Meic nel castello di San Colombano

Un anelito al sincretismo in nome della fratellanza universale tra i popoli. Fatte salve le svariate differenze teologiche, Cristianesimo e Islam si abbeverano alla medesima fonte ed ecco dunque una pièce che pone un momento catartico di conciliazione fra due schieramenti divisi da un risentimento ancestrale.

Guerre di religione, scontri efferati, escalation di odio e fiumi di sangue versato come quello che - in chiave simbolica - si mesce fra due amici fraterni apparentemente agli antipodi per via della loro estrazione sociale e del loro credo: Pierre Lucien Claverie, vescovo cattolico, e Mohamed Bouchikhi, un giovane musulmano.

"Pierre e Mohamed - Due martiri dell'amicizia". Video di Marco Spernicelli

Due figure attorno alle quali imperversa la guerra civile algerina degli anni Novanta: un massacrante conflitto fratricida fra integralisti islamici e governo militare che nell’arco di dieci anni costò la vita a 150 mila persone. Il caparbio monsignor Claverie (beatificato nel 2018) da bersaglio primario dei fondamentalisti, scelse di restare a Orano per continuare a diffondere l’importanza del dialogo e del confronto dentro la sordida violenza del terrorismo, incurante della sorte ultima alla quale si sarebbe sottoposto. Pervaso da leali sentimenti di ammirazione, Bouchikhi - consapevole anch’egli del rischio corso - decise di restargli affianco perpetrando il compito di suo fidato autista. Una missione commovente che ebbe il tragico epilogo l’1 agosto 1996, quando un ordigno esploso dinanzi alla casa vescovile uccise entrambi.

Da quel drammatico episodio che li consegnò al martirio trae linfa artistica lo spettacolo teatrale “Pierre e Mohamed” messo in scena venerdì sera nella corte medievale del castello di San Colombano. Un inno all’unione interreligiosa basato sugli scritti di Adrien Candiard (monaco domenicano di stanza al Cairo) che il Meic laudense presieduto da Luigi Galmozzi ha proposto alla comunità del borgo ripercorrendo i passi della terza enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. La platea dell’antico maniero è rimasta ammaliata dalla potenza espressiva di Lorenzo Bassotto; un monologo denso e sapientemente sdoppiato dall’attore per dar voce alle speranze dei protagonisti della vicenda, accomunati dal desiderio di un’Algeria libera dal giogo del fanatismo. Cullata dal suadente accompagnamento musicale del regista Francesco Agnello alle percussioni, la scissione interpretativa di fatto evolve in una progressiva fusione spirituale fra i due personaggi che nell’aspirazione ad «un’umanità plurale e non esclusiva» creano un raccordo culturale sublime.n

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