TEATRO «Il mio Tartufo e le risate amare sul malcostume senza tempo»

Giuseppe Cederna sarà in scena domenica alle Vigne a Lodi

Un’opera immortale di Molière che unisce satira corrosiva e profonde riflessioni sull’animo umano e sui valori sociali. Al Teatro alle Vigne di Lodi sbarca “Tartufo”, commedia tragica diretta da Roberto Valerio: l’appuntamento è in programma domenica (ore 21), info e biglietteria www.teatroallevigne.com. Sul palco, insieme allo stesso Roberto Valerio, si esibiranno due grandi attori come Giuseppe Cederna, già nel cast del film premio Oscar “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores, e Vanessa Gravina. «Si tratta di un testo meraviglioso – racconta Cederna, protagonista della pièce nei panni di Tartufo -, reso ancora più vivo dalla traduzione che risale agli anni Settanta del secolo scorso. La storia fa un balzo di circa 350 anni: i costumi sono quelli di una famiglia borghese, molto pasoliniana, a eccezione di Tartufo, un personaggio teatrale, vampiresco».

Tartufo è l’emblema dell’ipocrisia nell’opera di Molière: quanto è attuale la sua figura?

«È una figura senza tempo, un ipocrita, un uomo che crede alla sua devozione: ogni sua azione è dettata da un tornaconto personale. L’Italia è il Paese in cui il tornaconto è una sorta di costume, l’eredità antica di un malessere profondo: difficilmente il singolo segue il bene della collettività. In questo Tartufo è un campione: oggi riconosciamo tanti Tartufi intorno a noi, persone che si fanno strada e che crescono inseguendo il potere, i soldi, l’egoismo».

Come si è calato in questa parte?

«Tartufo è affamato di potere, di salire nella scala sociale; è una figura che rompe le distanze, un viscido, un laido, un bugiardo. Calarmi in questo ruolo è stato complicato, sono obbligato a interpretare un personaggio agli antipodi rispetto alla mia etica e al mio comportamento quotidiano. Il regista Roberto Valerio mi ha chiesto di osare, di spingermi oltre: credo che la sfida sia stata vinta, anche grazie a un gruppo di colleghi di altissima qualità».

Come ha reagito il pubblico?

«Si inquieta e ride da morire. Credo che in questo periodo così difficile ci sia bisogno di ridere, anche amaramente. Il tour è partito nel 2019, poi è stato sospeso per la pandemia; siamo ripartiti a ottobre, in totale abbiamo già fatto 30 repliche in tutta Italia».

Cederna, lei è ricordato spesso come interprete di Antonio Farina, uno dei protagonisti di “Mediterraneo”. Cosa le ha lasciato questo film?

«Sono profondamente grato a Gabriele Salvatores. “Mediterraneo” mi permette di essere riconosciuto da un pubblico molto vasto. Ciò dimostra che il film è ancora vivo. Sono rimasto legatissimo alla Grecia, ogni due anni torno nell’isola dove è stato girato il film, Kastellorizo, dove vengo accolto come un figlio. Salvatores mi ha regalato un’isola. Tutte le estati devo trascorrere almeno un mese in Grecia: sento il richiamo della terra, della cultura. Anche per questo da diverso tempo porto in giro uno spettacolo incentrato sui viaggi di Ulisse».

Di recente ha partecipato anche al nuovo film di Silvio Soldini, “3/19”

«Bellissimo progetto, molto delicato, tratta un tema importante. Faccio una piccola parte all’interno di una grande storia. Progetti per il futuro? A gennaio inizierò un nuovo spettacolo sul Mediterraneo, “Le isole del tesoro”, poi un altro basato sui testi di Pennac. Tra un lavoro e l’altro vorrei viaggiare, e perdermi in viaggio. Ho bisogno di connettermi al mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA