TEATRO Caccamo è già tornato in viaggio e fa una nuova promessa a Lodi

L’intervista dopo i quattro “sold out”: «Questo calore non deve andare disperso. Voglio portare in città uno spettacolo ancora più grande, più corale»

Quattro spettacoli, quattro feste. Il “fenomeno” Filippo Caccamo si è abbattuto ancora una volta su Lodi lasciando una scia di buonumore, allegria, voglia di partecipazione. Le sue “Filippiche” hanno fatto centro: la città ha risposto alla grande facendo registrare quattro “sold out” consecutivi, da giovedì 21 a domenica 24 marzo. Un traguardo considerevole, che già diventa un punto di partenza per un artista che non ha la minima intenzione di fermarsi.

Filippo, la prima domanda, la più banale ma anche la più importante: come ti senti?

«Non ho avuto nemmeno il tempo per rendermi conto di quello che è successo perché il tour è subito ripartito: tappa a Lovere, poi a Mestre. A Pasqua avrò un finesettimana libero, non mi capitava da mesi. Ma sto già pensando al prossimo giro a Lodi…».

Quindi tornerai anche nel 2025.

«Certo, questo calore non deve andare disperso. Voglio portare in città uno spettacolo ancora più grande, più corale. E voglio che Lodi diventi di nuovo l’epicentro della festa, come è successo la scorsa settimana: sono arrivanti tantissimi spettatori da fuori».

Quali sono state le serate più belle? Qualche aneddoto?

«La più “calda” quella di venerdì, la più emozionante quella di domenica: le ballerine del “Ramo” mi hanno dedicato una lettera che mi ha commosso, mentre io ho voluto omaggiare le donne che tengono in piedi lo show dietro le quinte. Vorrei inoltre ringraziare il mio amico Paolino Boffi che ha partecipato come ospite a tutte le serate per presentare la sua onlus “Sara Angela Boffi”: avere lui come “spalla” è come giocare una partita di calcio con Leo Messi. Ha portato la leggerezza di cui avevamo bisogno soprattutto prima di entrare in scena. L’ultima sera è salito sul palco con un faro del teatro al posto della torcia del telefono… Grazie alla sua onlus e alla generosità degli spettatori abbiamo raccolto i fondi per acquistare addirittura due biciclette elettriche per il reparto di cure palliative».

Dopo ogni spettacolo ti fermi sempre a parlare con il pubblico…

«Lo faccio perché mi piace e perché il contatto con la gente è l’aspetto più importante del mio mestiere. Pensa che ho conosciuto un gruppo di fan che è partito alle 16 da Pavia… da Pavia, mezz’ora di strada da Lodi! Mi sono commosso quando ho visto tutti, e dico tutti, i miei ex colleghi della scuola “Ada Negri”: abbiamo scattato una foto sulla scala del teatro, diventerà il mio nuovo sfondo del telefono».

Ora sei di nuovo in viaggio…

«La prossima settimana inizierà un’altra serie infinita di date. Alcune sono molto importanti: saremo all’Alfieri di Torino (16-17-18 aprile), poi all’Ariston a Sanremo (23 aprile) insieme alle ballerine del “Ramo”, al teatro Celebrazioni a Bologna (29-30 aprile), al Politeama di Genova (15-16 maggio), al teatro Parioli di Roma (28-29-30 maggio). Spero che Boffi mi possa seguire in alcune tappe».

Quello dell’artista non è un mestiere così “comodo” come si pensa…

«Viviamo in un mondo che va molto, troppo veloce. Ma a me, fortunatamente, piace stare in movimento, dopo due giorni a casa sono già stufo. Oggi c’è un eccesso di proposte, i mercati di intrattenimento sono saturi. Bisogna scegliere come e dove essere presenti. E avere costanza. Cercare un giusto mix tra web e live, tra tanti spettacoli e pochi… Il mercato impone di essere un impiegato della comicità, ma bisogna trovare la giusta dimensione. Io ho la fortuna di avere un buon repertorio accumulato nel corso degli anni. Ma di certo non posso cullarmi sugli allori: l’attore non può alzarsi a mezzogiorno, o andare un mese alle Maldive. È un lavoro, ma è il lavoro più bello del mondo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA