TEATRO Al Carlo Rossi un atto di accusa
contro tutti gli indifferenti

“Vuoto di memoria” di e con Tiziano Ferreri e Livio Remuzzi in scena a Casale

“Odio gli indifferenti” scriveva Antonio Gramsci, ed era il 1917. Oggi, a un secolo e più di distanza, quello stigma ha ancora necessità di essere ribadito e - soprattutto – di essere messo in pratica nella vita. Ognuno per la propria parte. La loro, di parte, gli attori Tiziano Ferreri e Livio Remuzzi hanno deciso di farla in teatro, lo spettacolo “Vuoto di memoria” - che li vede anche in veste di autori e registi – utilizzato come strumento per rimarcare una volta di più dal palcoscenico che «chi vive davvero non può restare indifferente. L’indifferenza è vigliaccheria, non è vita. Tra comodo assenteismo e indifferenza della massa che ignora, le mostruosità crescono: razzismo, discriminazione, intolleranza. Ma quanto cambierebbe il mondo se ognuno di noi facesse la propria parte e smettesse di essere indifferente?». Produzione Teatro degli Incamminati, “Vuoto di memoria” venerdì è andato in scena al teatro Carlo Rossi di Casalpusterlengo, alla vigilia della Giornata della Memoria. Tre le storie raccontate con intensità e talento narrativo dai due attori, due che riportano all’inumanità del nazismo, la terza legata all’attualità tragica dell’odissea dei migranti. E così ecco la storia vera della bambina Anni-Frid Lyngstad: celebre per essere poi diventata uno dei quattro componenti della band pop norvegese “Abba”, Anni-Frid fu uno dei bambini nati dal “Progetto Lebensborn”, il programma eugenetico nazista di riproduzione e selezione delle nascite. Prende invece spunto dal film americano “Address Unknown” (a sua volta ispirato a fatti reali) la storia del tedesco Martin e dell’ebreo americano Max, da sempre amici fraterni. Un legame che sembra indistruttibile: ma siamo nel 1932 e un uomo, Hitler, lo riuscirà a spezzare. Infine la terza storia, tragicamente vera e legata all’oggi più brutale che rimanda alla condanna nel 2017 di Osman Matammud, sadico aguzzino dei migranti. Tre storie diverse ma unite nella condanna di ogni discrimine e brutalità.

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