Speciali e fuori dalle regole. E dalla parte dei più fragili

WEEKEND AL CINEMA... IN STREAMING: Il film di Olivier Nakache ed Eric Toledano

“Hors normes”: fuori regola, contro la legge, ma anche “speciali”. La traduzione, come spesso accade, non rende giustizia all’originale di Olivier Nakache ed Eric Toledano e stavolta addirittura passa dal francese all’inglese prima di arrivare sul nostro mercato. Perdendo parte del significato. “The specials” - ispirato a una storia vera, anzi a decine di storie - racconta di quelle strutture che (in Francia) accolgono ragazzi con deficit psichiatrici, rifiutati dalla società e dagli istituti che non prendono in carico i casi più gravi. I “fuori norma” di questo film (bello, vero, semplice e terribile nella sua totale mancanza di retorica) sono questi ragazzi e sono questi centri che agiscono con pochi fondi e con strutture spesso inadeguate, ai limiti della legalità, ma svolgendo un compito ritenuto indispensabile e insostituibile dalle stesse autorità che non possono chiuderli.

Qui lavorano Bruno e Malik , il primo ebreo (ispirato alla figura di Stéphane Benhamou), l’altro musulmano e immigrato di seconda generazione. I due registi attraverso le loro storie riescono a fare un sacco di cose tutte insieme e tutte assai difficili. Cambiando anche registro rispetto ai film precedenti di grande successo (Quasi amici, Samba, C’est la vie), pur conservando qualche linea narrativa comune. La prima di queste è raccontare restando credibili e ancorati alla realtà delle storie delicate che è un attimo farsi sfuggire di mano. Il cinema francese lo sa fare, spesso ci troviamo a pensarlo e a ripeterlo: Nakache e Toledano non declinano in commedia la loro storia, così come non ne fanno un atto di accusa contro il sistema, e mantengono - senza perderlo mai -uno sguardo che non contempla pietismo o commiserazione. Non cercano lacrime facili né scorciatoie ma conservano uno stretto contatto con la realtà. E quando devono colpire nel segno lo fanno con una scena come quella del quiz sulle sigle dei centri di assistenza pubblica...

Gli ospiti di queste strutture sono pazienti che la società rifiuta e che Bruno accoglie, infrangendo di fatto le regole: «Sono fuori dagli schemi. Ma forse hanno ragione loro». Non è un film in cui c’è lo Stato cattivo che manovra contro “i buoni”, The special è altro, preferisce puntare più in alto e da un’altra parte. Raccontare le storie, la forza che ci vuole. E lo fa inseguendo gli sguardi, senza alzare il polverone, mostrando la fragilità delle madri e gli sforzi di chi crede in una vita migliore per questi ragazzi. Chiamatela missione, impegno, dovere. «Ci siamo quasi», «Manca poco» ripete Bruno. In realtà non lo sa affatto se l’obiettivo è vicino, se Joseph riuscirà a fare tutto il tragitto sulla metropolitana senza tirare l’allarme, se riuscirà a trovare una stanza all’ennesimo ragazzo che gli verrà portato uscito da una struttura pubblica. Il segreto di questo modo di fare cinema è proprio questo: non sostenere delle tesi, non dare risposte che non si possono dare e, soprattutto, non apparire falsi, quando provare a raccontare senza il filtro dell’ipocrisia è la cosa più difficile da fare. Nakache e Toledano sono aiutati da una coppia di interpreti straordinaria, Vincent Cassel e Reda Kateb, capaci di passare dal dramma alla commedia al polar, per arrivare a questo film che forse è tutte le altre cose messe insieme (o quasi).

The Specials

Regia O. Nakace-È. Toledano

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