Sibilia e il sogno di libertà nato sull’Isola delle Rose

Il film con Elio Germano ispirato a “un’incredibile” storia vera

Seconda stella a destra... L’isola che non c’è esisteva veramente e stava al largo di Rimini. Meno romantica di quella immaginata da J.M. Barrie, costruita più prosaicamente con tubi di ferro e un po’ di mattoni come una piattaforma per l’estrazione del gas, a poche miglia dalla costa romagnola (poco più di 6 per la precisione per stare oltre i limiti - di allora - delle acque internazionali).

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia racconta (tra realtà e romanzo) una storia dimenticata e, appunto, incredibile: quella dell’avventura della Repubblica esperantista fondata dall’ingegner Rosa, nel 1968. C’è cronaca e leggenda nel racconto di Sibilia che dopo la saga di Smetto quando voglio ha trovato un’altra vicenda di geniali “fuorilegge” da raccontare, mischiando commedia, società e comicità. A differenza dei film precedenti poi qui lo spunto è reale per quanto “incredibile” quindi il suo film si concentra sulla ricostruzione di ambienti e costumi dell’epoca, calcando sul proposito rivoluzionario del progetto, che nella realtà pare fosse meno carico di ideali e più improvvisato...

Insomma c’è “Eve of destruction”, ci sono i versi di protesta e c’è il Sessantotto così lontano dalla Riviera Adriatica, che onde e risacca portano comunque fin sulla spiaggia. C’è la storia (vera) dell’ingegner Rosa che ha la faccia di Elio Germano e c’è la storia romanzata di un gruppo di ragazzi che in piena epoca di ribellione si inventano un piano tanto strampalato quanto semplice e inattaccabile, da apparire appunto geniale: affrancarsi dalle regole del Paese, fondando una nazione indipendente in acque internazionali. Nascevano le radio libere a quell’epoca, sulle navi al largo, e per la Capitaneria di Rimini il primo timore è quello, in effetti, quando spunta la piattaforma di Rosa. Poi il problema - sottovalutato - esplode quando a Roma arriva l’eco dell’avventura (a questo punto «eversiva») rimbalzato addirittura dalle Nazioni unite e dalla Corte europea di Strasburgo.

Colori, macchine, Bologna, i portici e il suo accento, il genio irregolare dell’ingegnere e i suoi amici “cialtroni di talento” che però mettono in piedi il loro sogno di libertà mentre attorno tutto “dorme”. Ma l’isola di rosa è un progetto di stato libero o una specie di discoteca-bisca off shore?

Sibilia con questo film conferma le sue qualità e mette insieme un racconto che “tiene” per tutta la sua durata: brillante, divertente, pieno di bella musica e con i riferimenti cinematografici corretti. Insieme al sodale Matteo Rovere conferma che esiste una strada convincente per il cinema italiano, per caratteristiche produttive e per il gusto del pubblico. Con loro - sotto la loro direzione - Germano, Matilda De Angelis e i loro “compagni di avventura” hanno i visi giusti, così come Fabrizio Bentivoglio e un irriconoscibile Luca Zingaretti (nei panni rispettivamente del ministro Restivo e del presidente Leone) sono perfetti, chiusi negli abiti ingessati e nei palazzi della politica romana letteralmente terrorizzata dal vento di libertà che arriva dalla Riviera. Siamo all’alba degli anni Settanta, seguiranno nella realtà gli anni più duri della protesta e più bui della Repubblica, quella di Rosa alla fine è una minaccia per modo di dire, e Sibilia ha gioco facile nel mettere in ridicolo il “governo balneare” di Leone. Il segreto del regista però sta tutto lì: senza prendersi - apparentemente - troppo sul serio fa veramente un film sulla protesta e “un film di protesta”.

L’incredibile storia dell’isola delle Rose

Regia Sydney Sibilla

Netflix

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