
SIAMO SERIAL Untamed
La natura è la vera protagonista della seriesu Netflix
“The sky doesn’t care what you hope”. Al cielo non interessa quali siano le tue speranze, dice il ranger scorbutico a una giovane agente da poco arruolata. Lo aveva capito, secoli prima, Giacomo Leopardi, nel suo Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, e in fondo è il messaggio che aleggia sulle puntate di Untamed, una serie tv drammatica targata Netflix che però diventa una dichiarazione d’amore alla natura selvaggia, vera protagonista che vede e non giudica.
La trama ruota attorno al ritrovamento del cadavere di una ragazza sconosciuta, caduta dalla famosa vetta El Capitan, all’interno del Parco nazionale Yosemite, in California. L’indagine è affidata all’esperto e burbero Kyle Turner, uno splendido Eric Bana, il quale è in costante lotta con il dolore e i fantasmi del passato. Nonostante i suoi superiori vogliano a tutti i costi chiudere in fretta il caso per non turbare i turisti, considerandolo un suicidio, Turner porta a galla una scomoda verità, grazie all’aiuto della nuova ranger Naya.
Tutti i protagonisti di Untamed (un aggettivo che potrebbe essere tradotto come indomabile, non addomesticato) cercano disperatamente di andare avanti, scansando il dolore o attraversandolo, ma nessuno riesce davvero ad arginarlo. Attorno a loro si erge una natura mozzafiato e incontaminata, al suo cospetto l’uomo è piccolo e insignificante, una sensazione accentuata dalle ampie inquadrature su paesaggi incredibili che mozzano il fiato. Un’immensità di cieli e montagne che però è indifferente ai nostri drammi, alle nostre tragedie, alle nostre meschinità, una terra viva e bellissima che non può nemmeno riempire i nostri vuoti.
Nonostante questa natura libera e sconfinata, Turner e tutti gli altri personaggi, e in fondo anche lo spettatore, restano intrappolati nel loro tormento. E là dove non puoi fuggire, riveli veramente chi sei, nel bene e nel male.
Più che per la trama, a tratti decisamente prevedibile, è per il racconto visivo che vale la pena vedere Untamed, girata in parte in Canada; l’obiettivo sembrerebbe quello di utilizzare il genere crime per approfondire i drammi famigliari. In questo senso, hanno molto più peso (e senso) i silenzi rispetto alle azioni o alle parole, silenzi che accompagnano cieli stellati, aquile in volo, montagne invalicabili. La costruzione dei personaggi è buona, e va a colmare la poca originalità del racconto. Eric Bana non delude, oltre a essere il protagonista è anche il produttore esecutivo dei sei episodi; non stupisce che il regista e sceneggiatore sia Mark L. Smith, che ha lavorato al capolavoro Revenant.
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